Anti-migranti, conservatori e tradizionalisti: i critici del Papa

Papa Francesco, in questi sei anni e mezzo, è stato spesso attaccato. Tradizionalisti, conservatori e persino qualche cardinale: chi è che, ancora oggi, contesta o critica l'operato del vertice della Chiesa cattolica

Anti-migranti, conservatori e tradizionalisti: i critici del Papa

Papa Francesco, come tutti i pontefici della storia ecclesiastica, subisce delle critiche. Jorge Mario Bergoglio, però, è più attaccato dall'interno che dall'esterno della Chiesa cattolica. Benedetto XVI non soddisfava le esigenze dei progressisti, prescindendo dalla natura laica o confessionale delle rimostranze.

Papa Francesco, stando alla versione dei conservatori e dei tradizionalisti, alimenta la "confusione dottrinale". In prossimità di alcune fasi complesse di questo pontificato, si è spesso parlato di "complotti" orditi ai danni del Santo Padre. Si è raccontato di un Papa attaccato dalla destra ecclesiastica e persino di un Papa messo all'angolo dalla sinistra massimalista. Il complotto è un grande classico della narrativa costruita attorno alle "cose vaticane".

Ma l'ex arcivescovo di Buenos Aires deve davvero guardarsi dal presunto disegno del "fronte tradizionale"? Intanto, per esigenze di completezza, bisogna distinguere tra coloro che criticano ma riconoscono l'operato del Papa, coloro che lo avversano e coloro che, senza troppe remore, possono essere definiti avversari del vescovo di Roma. In questa disamina, vogliamo occuparci sopattutto del fronte dei critici, ossia di un insieme di realtà che, per quanto siano fedeli al Papa e alla Chiesa cattolica, non hanno lanciato messaggi sovrapponibili alla perfezione con la pastorale di Jorge Mario Bergoglio.

Lo scontro, in specie dopo gli esiti del Sinodo sulla Famiglia, è divenuto palese. Dalle "Correzioni formali" ai "dubia" esposti da quattro cardinali, il Papa è stato chiamato in causa per delle presunte svolte progressiste, che vengono considerate poco integrabili o per nulla in linea con il Depositum Fidei, che è immodificabile. La questione della comunione ai divorziati risposati, con ogni probabilità, ha rappresentato il vettore tramite cui far presente l'esistenza di un malessere, che rimane diffuso e generico.

I tradizionalisti

I tradizionalisti non si sono mai nascosti: ritengono che questo pontificato sia confusionario e divisivo. Il discrimine non è il Concilio Vaticano II o almeno non solo. C'è anche chi pensa che Jorge Mario Bergoglio sia il vero autore di quel processo di riforma, che continua ad essere contestato. Ma il tema è più complesso. Tra i tradizionalisti, c'è persino chi ritiene che Benedetto XVI non abbia mai rinunciato al munus pretinum e che quindi Joseph Ratzinger sia ancora oggi, a tutti gli effetti, regnante.

Dalla Fondazione Lepanto del professor Roberto De Mattei a Tradizione, Famiglia e Proprietà di Julio Loredo: l'universo tradizionale è molto composito. E le posizioni assunte in questi sei anno e mezzo si differenziano a seconda della realtà che si prende in considerazione. Il trait d'union rimane la valutazione negativa. All'interno di questo novero, possono essere inseriti anche alcuni tra quei cento studiosi che di recente hanno domandato le scuse per gli "atti idolatrici" che sarebbero stati compiuti nel corso del Sinodo Panamazzonico. Durante queste settimane, poi, cattolici non organizzati, nel senso di persone strutturate attonrno a dei moti del tutto spontanei, hanno iniziato a pregare nelle piazze italiane.

Un primo "rosario per la salvezza della Chiesa" si è tenuto a Roma. Un secondo si terrà a Milano all'inizio della seconda settimana di dicembre. Un terzo, con buone probabilità, avrà luogo a Bari. Il fatto che una parte della base dei fedeli pensi che la Chiesa, salva per definizione, debba invertire la rotta, raffigura una spia di questo scontento.

Cardinali, monsignori e sacerdoti che hanno criticato l'azione del Papa

Era il 2016 quando quattro cardinali hanno presentato al Papa dei dubia in forma scritta sull'esortazione apostolica Amoris Laetitia. I cardinali Carlo Caffarra e Joachim Meisner sono deceduti. Raymond Leo Burke e Walter Brandmueller, invece, si distinguono tuttora per il numero delle rimostranze sollevate. Il primo viene spesso elevato da certe ricostruzioni giornalistiche a vertice di una fronda "anti-bergogliana", ma in realtà Burke ha sempre rimarcato di essere fedele al Santo Padre. Anzi, tenendo a mente le sue dissertazioni, si può arrivare a dire che per Raymond Leo Burke le correzioni destinate al Papa rientrano nelle esigenze dovute alla fedeltà. Walter Brandmueller, invece, amico di vecchia data di Benedetto XVI, ha da poco stroncato il Sinodo panamazzonico, associando all'Instrumentum Laboris espressioni come "apostasia" ed "eresia".

Un altro porporato che si è distinto per oltranzismo dottrinale è l'olandese Willem Jacobus Eijk. In una circostanza, riferendosi all'intercomunione con i protestanti, il cardinal Eijk ha dichiarato quanto segue: "Osservando che i vescovi e soprattutto il successore di Pietro mancano nel mantenere e trasmettere fedelmente e in unità il deposito della fede, contenuto nella sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, non posso non pensare all’articolo 675 del Catechismo della Chiesa Cattolica...". Un ulteriore porporato che si è distanziato in parte dalla pastorale di Jorge Mario Bergoglio è l'africano Francis Arinze: l'episcopato del continente nero, sull'immigrazione, ha una visione non conforme alla predica sui "porti aperti", che per certi aspetti è continuativa.

Un discorso a sè stante lo merita il cardinal Gherard Ludwig Mueller, che Papa Francesco non ha confermato come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il teutonico, che è un conservatore e un ratzingeriano, ha anche fatto intendere, parlandone col Corriere, come qualcuno lo volesse al vertice di un gruppo in grado di opporsi al Santo Padre. Mueller, che è un altro alto ecclesiastico da sempre fedele al Papa regnante, ha scelto altre strade, ma non si è mai tirato indietro quando si è trattato di porre degli accenti sulle svolte ultra-progressiste. Una su tutte: per Mueller la Chiesa cattolica non può divenire una Ong. Il cardinale elttone Jānis Pujats, poi, condivide con i sottoscrittori dei dubia le preoccupazioni su Amoris Laetitia. Il cardinale di Hong Kong, Joseph Zen Ze-kiun, è contrario all'accordo provvisorio che Vaticano e Repubblica popolare cinese hanno sottoscritto per la nomina dei vescovi e per l'istituzione di nuove diocesi. Il cardinal Daniel Di Nardo, presidente dei vescovi degli States, ha dichiarato, poco dopo la pubblicazione del memorandum che i quesiti posti da mons. Carlo Maria Viganò meritavano una risposta. La richiesta del cardinal Di Nardo è ancora approfondibile su La Fede Quotidiana.

Tra i monsignori, il caso plateale è stato appunto quello dell'ex nunzio apostolico a Washington, Carlo Maria Viganò. L'eco del suo memorandum di dodici pagine con cui ha domandato le dimissioni del Santo Padre circola ancora su alcune fonti tradizionaliste. E Viganò, nel corso di questi mesi, ha continuato a parlare. Il vescovo Athanasius Schneider è forse il più attivo tra i presuli critici del corso attuale: Schneider non è favorevole alla equiparazione gerarchica tra confessione religiosa cristiano-cattolica e confessione religiosa islamica, che sarebbe presente nel documento che il Papa ha sottoscritto nel febbraio scorso con l'imam di Al-Azhar. Monsignor Luigi Negri, cui Ratzinger aveva affidato la diocesi di Ferrara-Comacchio ma che Bergoglio ha sostituito, è un altro a cui tutti questi presunti e repentini cambiamenti dottrinali sembrano piacere poco. Un atteggiamento simile a quello di monsignor Nicola Bux e di don Alfredo Morselli. Ma bisogna stare attenti - vale per ogni nominativo fatto - a non mischiare la critica, che può essere interpretata come legittima, con una vera e propria opposizione al pontificato.

Il caso di Don Minutella, che è stato scomunicato per eresia ed apostasia, non è comparabile con quelli segnalati sino a questo momento. Va citato, però, anche in funzione di una certa portata mediatica.

Il dibattito attorno alla gestione dei fenomeni migratori

Il cardinal Robert Sarah ha specificato più volte di non voler essere contrapposto a Papa Francesco: "Chi è contro il Papa è fuori dalla Chiesa", ha detto di recente a Il Corriere. Eppure, le sue disamine del porporato, si rintraccia una Weltanschauung che sembra differente da quella "bergogliana". Per il cardinal Robert Sarah, intanto, la civiltà occidentale stra tramontando. Il focus del prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti è posto sull'Occidente e sul ruolo guida che l'Europa ha sempre recitato. Sui migranti, poi, Sarah sembra tenere più a mente il "diritto a non emigrare" di Joseph Ratzinger, piuttosto che la "pastorale dell'accoglienza" di Papa Francesco. "Tutti i migranti che arrivano in Europa vengono stipati, senza lavoro, senza dignità – afferma Sarah - È questo ciò che vuole la Chiesa? La Chiesa non può collaborare con la nuova forma di schiavismo che è diventata la migrazione di massa”,ha scritto il porporato guineiano nel suo ultimo libro.

Ma la dialettica attorno alla gestione dei fenomeni migratori è uno dei macro-temi in grado di fotografare meglio le spaccature interne. Le Conferenze episcopali africane, in buona parte, non approvano per forza la sussistenza di un diritto assoluto ad abbandonare la patria d'origine. Anzi, molti presuli di quel continente temono che l'immigrazione di massa svuoti l'Africa dalla sua forza lavoro, mettendo a repentaglio il futuro stesso delle zone in cui operano. Le Conferenze episcopali dell'Europa dell'Est, inoltre, non fanno parte dell'opposizione alle formazioni politiche e ai governi che compongono il gruppo di Visègrad: il cardinale Dominik Duka della Repubblica Ceca e il cardinale ungherese Peter Erdo sono altri due conservatori, per quanto non abbiano mai alzato il tiro contro Papa Francesco. Un discorso simile può essere fatto per molti vescovi polacchi e per alcune sporadiche prese di posizioni provenienti dal Sud America.

I giornalisti italiani non allineati con il favour a Bergoglio

Il Papa può vantare una stampa favorevole. E i media mainstream non si sono quasi mai contrapposti alla corrente. Ma i comunicatori critici si sono organizzati attraverso i siti, i blog e i social network. Per l'Italia è possibile procedere mediante un'elencazione ampia. Antonio Socci è stato chiaro sin dai tempi di "Non è Francesco". L'ex vaticanista de La Stampa Marco Tosatti ha un blog seguitissimo, il cui nome è Stilum Curiae. Aldo Maria Valli, ex vaticanista della Rai, ha aperto un blog altrettanto denso di scrupolosi esami relativi a quello che accade negli ambienti ecclesiastici di questi tempi. A Sandro Magister, "principe dei vaticanisti", Bergoglio non sembra andare troppo a genio. A questi possono essere aggiunti anche Riccardo Cascioli, direttore de La Nuova Bussola Quotidiana, Francesco Agnoli, ex editorialista di Avvenire, e Giuseppe Rusconi. Ma vanno operati dei distinguo.

Come avevano già scritto all'interno di questa disamina, del resto, si tratta per lo più di una tendenza. E bisogna porre una muraglia divisiva tra le critiche, scricto sensu, e gli attacchi a testa bassa, che provengono per lo più dai sedevacantisti o da emisferi complottisti.

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