L'ora dei farmaci anti-Covid non è ancora arrivata sia perché scarseggiano, sia perché una parte di essi non riesce ad essere efficace contro la variante Omicron. Tra i pochi disponibili, almeno la metà finisce ai no vax ricoverati in ospedale per i quali rappresentano un'importante ancora di salvezza.
"Enormi risorse a chi non vuole vaccinarsi"
La regola per destinare i farmaci ad un paziente piuttosto che un altro è soltanto una: darli a chi ha una possibilità concreta di sviluppare la forma grave della malattia. Non vengono privilegiati, quindi, nè i vaccinati e nemmeno quelli senza vaccino. "Caso" vuole, però, che i ricoverati in ospedale che hanno bisogno di questo tipo di cure siano i no vax. "A loro riserviamo almeno la metà dei trattamenti", afferma a Repubblica Francesco Menichetti, infettivologo dell'Università di Pisa. Infatti, la maggior parte delle volte questo criterio corrisponde al profilo di chi non ha mai fatto il vaccino, che rischia di infettarsi e ammalarsi maggiormente. "E non potremmo fare altrimenti", sottolinea Massimo Andreoni, direttore dell'infettivologia del Policlinico Tor Vergata a Roma. "A volte ci fa rabbia, ma di certo non discriminiamo nessuno".
Perché i farmaci non sono la soluzione
Al quotidiano è intervenuto anche il professore Paolo Maggi, infettivologo dell'ospedale di Caserta, che sottolinea ancora una volta come sia più importante prevenire che curare, quindi somministrare le tre dosi di vaccino per scongiurare quasi al 100% il rischio di sviluppare una forma grave della malattia. I farmaci, al momento, non riescono ad essere "decisivi" contro Covid perchè, attualmente, soltanto uno dei tre anticorpi monoclonali in uso è efficace ma non c'è più, esaurito; per gli antivirali in pillola è necessario altro tempo e il Monlupiravir, primo farmaco anti-Covid approvato, è efficace soltanto al 30%. Per il Paxlovid della Pfizer, invece, se va bene bisognerà aspettare fine mese. Ecco l'emergenza che stanno vivendo gli ospedali italiani. "E stiamo spendendo una quantità enorme di risorse per curare una minoranza della popolazione che non vuole vaccinarsi per ragioni puramente ideologiche, irrazionali", sottolinea Maggi.
Ospedali nel caos
I numeri quotidiani del bollettino parlano da soli: soltanto nella giornata di ieri, che ha visto un nuovo record di positivi in Italia (228.179) e 434 morti, si sono avuti ben 150 nuovi ingressi in terapia intensiva e 220 nei reparti ordinari. È logico, quindi, che la matematica non sia un'opinione: più ricoverati=meno farmaci. Più ricoverati no vax=meno farmaci per gli altri pazienti. "Il 65% non è vaccinato, il 30% ha solo una o due dosi e una piccola minoranza ha completato il ciclo, ma si ammala comunque gravemente", afferma Andreoni. Omicron corre veloce e infetta anche i ricoverati con altre patologie. "Un paziente su tre, fra i ricoverati attuali, era in ospedale per altri motivi ed è stato scoperto positivo durante gli screening. Da noi in reparto su 16 letti ci sono 9 pazienti neurologici, due cardiologici, due cirrotici. Hanno tre dosi, quasi nessun sintomo, ma quando risultano positivi rivoluzionano l'organizzazione dell'intero reparto. La soluzione, quando c'è posto, è destinarli all'infettivologia. Per noi vuol dire lasciare a casa tutti i pazienti con altre malattie", aggiunge l'infettivologo a Repubblica.
L'avanzata di Omicron
La variante Omicron sta soppiantando Delta, il quadro dei ricoverati sta mutando rapidamente: la carenza di cure è dovuta soprattutto all'inefficacia dei monoclonali contro la nuova variante. Per evitare che vadano sprecati, la decisione a chi somministrarli si fa sempre più difficile ma l'identikit è quello dei pazienti con Omicron.
A chi parla, invece, di malattia più leggera o simil influenzale, Menichetti afferma che "si dovrebbe fare un giro da noi. Anche con la nuova variante, il Covid resta una malattia da prendere con molta cautela", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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