Profughi in casa a sua insaputa. A Udine, il conte Francesco Lovaria tra i proprietari di villa Lovaria a Pavia è rimasto colpito quando ha scoperto che nella sua abitazione ci fossero 38 profughi. La villa, come spiegano i suoi discendenti al Messaggero Veneto, non è attrezzata per essere un albergo nè un campo profughi. Così l'avvocato Maurizio Miculan ha chiesto al prefetto di revocare qualunque atto che possa concedere ospitatlità ai profughi e di "evitare qualsiasi utilizzo diverso dalla propria storia e dalla propria destinazione nonché contrario alla legge che prevede che i beni culturali non possano essere distrutti, deteriorati, danneggaiti o adibiti a usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione".
"Il conte - ha aggiunto l'avvocato - ovviamente non ha nulla contro i profughi nei confronti dei quali ha manifestato la massima condivisione per il dramma umano che stanno vivendo ma - precisa il legale Miculan - ritiene anche che un bene storico e artistico come villa Lovaria debba essere tutelato nel rispetto della legge vigente.
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