Le vaccinazioni anti-Covid sono iniziate in tutta Europa ma l'Italia è partita con il piede sbagliato. Se verrà mantenuto questo ritmo la strada si prevede in salita. Come scalare l'Everest.
"Per vaccinare il 50% degli italiani in 10 mesi occorrono circa 60 milioni di inoculazioni (30 per 2 dosi)". Il che significa "procedere alla media di 200mila vaccinazioni al giorno", fanno sapere dalla Fondazione Luigi Einaudi nell'ambito della campagna di informazione 'Quanti vaccini' (ecco il link).
Tutte le carenze italiane
Se il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, prova a gettare acqua sul fuoco, il confronto con altri Paesi come la Germania risulta impari: dal 31 dicembre, i tedeschi vaccinati sono oltre 165mila, l'Italia è ferma a 72mila (meno della metà). Come viene riportato su IlGiorno, nella serata di ieri il Commissario Straordinario Arcuri ha aggiornato i numeri del sito ministeriale sottolineando come l'Italia sia seconda in Europa dietro alla Germania. Ma, lo stesso Arcuri, ha definito "ancora in divenire" l'elenco completo dei centri vaccinali designati per la somministrazione del vaccino e che "non si dispone ancora di un'elencazione dei centri vaccinali", come era stati richiesto da un rappresentante di ZetaLuiss, la testata online della scuola di giornalismo "Massimo Baldini" dell'Università Luiss di Roma. Insomma, la sfida più grande di sempre rischia di trasformarsi in un flop organizzativo senza precedenti se le cose non cambieranno subito, adesso. Il virus corre ed i morti continuano ad essere centinaia ogni giorno, non c'è un solo momento da perdere.
La mancanza del personale
Mediamente, sono state somministrate soltanto poco più di una dose su dieci delle 469.950 fiale Pfizer-Biontech già consegnate. All'appello mancano ancora 15mila operatori sanitari, i 3mila medici e 12mila infermieri che il Governo ha iniziato a reclutare con un bando di gara che si è chiuso soltanto lo scorso 28 dicembre. Come si legge sul Corriere, si sono candidati in 20mila e si sta procedendo alla selezione di 13mila persone attraverso cinque agenzie per il lavoro. Secondo il presidente della Federazione ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, alla chiamata hanno risposto in gran parte medici pensionati e specializzandi che non sono rientrati nelle scuole di specializzazione.
"Le Regioni devono correre, nessuna dose può attendere di essere usata anche solo per qualche ora. Usiamo anche le ore serali ma corriamo", afferma il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa annunciando nei prossimi mesi, all'aumentare delle dosi, la possibilità di coinvolgere anche medici di base e farmacie nella somministrazione dei vaccini. I responsabili dei centri ospedalieri interpellati affermano di "lavorare 12 ore al giorno comprese le festività". Nonostante questo, viene eseguita una inoculazione su 10, tanto che la Zampa ha sottolineato su Twitter che "serve un’accelerazione poderosa".
Regioni a rilento
Nelle regioni italiane l'andamento delle vaccinazioni procede molto a rilento a causa della carenza del personale sanitario di cui abbiamo fatto appena menzione ma anche di siringhe di precisione (come in Lombardia e nelle Marche), alle quali si cerca di sopperire anche con medici in pensione, volontari e attingendo alle scorte degli ospedali. Come se non bastasse, se in Calabria i medici sono costretti agli straordinari, in alcune strutture della Sardegna le vaccinazioni della prima fase partiranno il 7 gennaio a causa del personale in ferie. Sull'Isola, infatti, a fronte di oltre 12mila dosi consegnate, in quattro giorni sono stati somministrati soltanto 302 vaccini.
Ma la Sardegna non è l'unica ad avere questi numeri impietosi. Due esempi: la Lombardia, epicentro della prima ondata della pandemia, è la regione che ha ricevuto più dosi di tutte (80.595), più del doppio del Lazio. Ma le vaccinazioni sono ferme a 2.446, soltanto il 3%. Anche la Sicilia è indietrissimo: 46.510 dosi e 2.471 somministrazioni, il 5,3% del totale. Le uniche regioni che procedono un po' più spedite sono Lazio e Friuli-Venezia Giulia rispettivamente con il 35,7% ed il 24,6% dei vaccini somministrati in rapporto alle dosi ricevute. Altrove la situazione è nera.
"Siamo in grave ritardo"
"Recovery Plan e piano vaccinale sono i due pilastri fondamentali per la ricostruzione del Paese, e su entrambi il governo è già in grave ritardo - afferma il presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini - Anche sulla vaccinazione anti Covid l'avvio è stato al rallentatore, come era purtroppo prevedibile, e le realistiche previsioni della Fondazione Einaudi sono sconfortanti: per coprire solo la metà degli italiani in dieci mesi bisognerebbe procedere alla media di 200mila vaccinazioni al giorno, del tutto
incompatibile con i ritmi, visto che finora si è riusciti ad inoculare solo il 10% delle dosi disponibili. Di annunci e improvvisazioni ne abbiamo già visti troppi: qui ogni giorno perso mette a rischio la salute pubblica".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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