Il violento attacco di Filippo Tommaso Marinetti a Venezia ha ormai quasi 110 anni. Il 26 aprile 1910 mazzi di manifestini volarono dall'alto della Torre dell'Orologio, in piazza San Marco per dire che i futuristi ripudiavano «la vecchia Venezia estenuata e sfatta da voluttà secolari» e di voler «cicatrizzare e guarire questa città putrescente, piaga magnifica del passato». Volevano che i «vecchi palazzi crollanti e lebbrosi» venissero abbattuti e che le macerie colmassero «i piccoli canali puzzolenti», che si abbandonassero le gondole, «poltrone a dondolo per cretini», e «il regno della divina Luce Elettrica» liberasse la città dal suo banale «chiaro di luna da camera ammobiliata».
Per fortuna niente o quasi - di tutto ciò è accaduto, né i futuristi l'avrebbero davvero voluto, avevano semplicemente inventato la provocazione nel mondo dell'arte. Le «navi da guerra» che, secondo loro, avrebbero dovuto percorrere il Canal Grande sono diventate navi da crociera, non meno pericolose per la città. Ecco dunque che il sindaco di Venezia sembra voler smentire l'altro attacco portato da Marinetti con un discorso alla Fenice l'8 luglio di quell'anno: «Voi volete prostrarvi a tutti i forestieri, e siete di una servilità ripugnante!». I veneziani di allora risposero con un coro di fischi e di buu, il sindaco Brugnaro risponde, 109 anni dopo, proponendo un biglietto d'ingresso per i turisti «mordi e fuggi», cioè per quelli che non si fermano a dormire. È giusto?
A me pare di sì. Il centro storico di Venezia è una città-museo, non diversa da Pompei, se non per il dettaglio che è viva, e che lucra ulteriormente sui visitatori con gli alberghi, i bar, i ristoranti e i ricordini (come del resto si fa nei dintorni di Pompei). È anche una città fragilissima, che regge a stento l'urto di milioni turisti attratti più dal «s'ha da vedere» che da un vero interesse culturale. Se una tassa d'ingresso limiterà le visite in favore di una migliore manutenzione e valorizzazione, tanto di guadagnato.
Invece di gettarsi «supini gli uni sugli altri, come sacchi pieni di sabbia per formare il bastione, sul confine», come suggeriva Marinetti, sul confine i veneziani getteranno cassettiere in cui versare l'obolo per tanta delicata bellezza. I visitatori così filtrati rinunceranno forse, per rifarsi, a un costosissimo caffè in piazza San Marco, e il denaro corrispondente entrerà nelle casse del Comune: obbligato naturalmente a farne buon uso.
Limitarsi a incassare non va bene, occorre offrire qualcosa in più, servizi maggiori e migliori, sconti che ripaghino la spesa ai turisti virtuosi: si potrebbe, per esempio, garantire uno sconto nei musei pari a quanto pagato per entrare in città.
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