La vera "green economy": fare il deputato dei Verdi

Sul bilancio della Camera pesano i vitalizi del pattuglione ambientalista. Pannella batte tutti: 2,5 milioni di bonus

La vera "green economy": fare il deputato dei Verdi

Roma - Che c'entra Alfonso Pecoraro Scanio con Li Hejun? L'uno è l'ex leader, ministro e parlamentare Verde, l'altro l'uomo più ricco della Cina. In comune hanno solo una cosa: entrambi sono fan della «green economy». Però Li Hejun ci ha costruito su un impero e due giorni fa l'ha visto traballare quando il titolo della sua società di energia solare in 20 minuti ha perso 14 miliardi di dollari in Borsa. Rischio che Pecoraro Scanio non corre: all'Italia la green economy non è servita granché, lui invece ci si è riempito la bocca e di conseguenza le tasche: il Paese l'ha mandato in pensione da soli sette anni ma grazie ai privilegi garantiti agli ex deputati si è già ripreso i contributi versati ed è in attivo di 60.000 euro. Niente male per un giovane pensionato che ha appena 56 anni e continua a ricevere un vitalizio da 5.450 euro al mese.

Sul bilancio della Camera del resto pesa un bel mazzetto di assegni pesanti pagati all'ex pattuglione dei Verdi, col consueto paradosso che chi da più tempo è stato liquidato dalla storia politica del Paese, più riesce a moltiplicare l'investimento fatto nei giorni belli della Camera versando un misero otto-virgola-percento dei propri corposi emolumenti. Il record spetta ad Annamaria Procacci, ex insegnante e animalista che grazie alla militanza verde ha portato a casa un vitalizio prossimo ai 5.000 euro che gli ha già consentito di metter via un plusvalore di 574mila euro. Segue Mauro Paissan che, oltre ad aver incassato quasi 700mila euro di assegni previdenziali avendo versato meno di 200mila euro di contributi, si è poi reimpiegato per diversi anni nell'Autorità garante per la privacy. È invece sparito dai radar Massimo Scalia, ricordato soprattutto per la presidenza della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e per la battaglia che ha privato l'Italia dell'energia nucleare. Per lui la differenza tra versamenti previdenziali e vitalizio già incassato sfiora il mezzo milione. Appena sotto c'è Fulco Pratesi, il padre fondatore del Wwf che inciampò in un'intervista in cui raccontò di tirare un gran poco lo sciacquone pur di risparmiare l'acqua. La Camera con lui è stata più generosa di quanto lui lo sia stato col bagno: con una sola legislatura all'attivo ha già incamerato uno spread di oltre 440.000 euro. Segue Carla Rocchi, un'altra animalista (è stata anche presidente della Protezione animali) che ha già accumulato 275.000 euro. Chiude Marco Boato, che in realtà con i Verdi ha una parentela piuttosto lasca, e invece si ricorda per la militanza garantista e per il record di discorso più lungo mai pronunciato a Montecitorio (oltre 18 ore). Rimasto fuori dai giochi, si consola con un vitalizio di quasi seimila euro, che gli ha già permesso di accumulare oltre 100mila euro di sbilancio.

Alla Camera, guardando tra i grandi vecchi, si trovano ben altri «tesoretti». Invidiabile quello di Marco Pannella, che in una vita di militanza, entrando e uscendo dal Parlamento, è arrivato ad accumulare un vitalizio da 6.000 euro con un attivo di oltre 2,5 milioni. Tra i suoi beneficiati c'è anche Ilona Staller, l'ex pornostar che, candidata dai Radicali, raccolse una pioggia di preferenze, risultando seconda solo allo storico leader. Varcò tra le polemiche la soglia di Montecitorio per uscirne dopo un solo mandato. Quanto basta per portare a casa un vitalizio da 2.232 euro.

Per il resto, sono i superstiti della Prima repubblica a spiccare nell'elenco di chi sta godendo di vitalizi d'oro da anni: tra i mister e le miss milione (inteso come milione di euro di spread tra il versato e il percepito) ci sono vecchie glorie come Tina Anselmi, Oscar Mammì, Filippo Maria Pandolfi, Guido Bodrato e Augusto Barbera.

Si allunga dunque la lista dei politici che intascano rendite da privilegio proprio mentre arriva il testo del decreto che restituirà solo spiccioli ai comuni pensionati cui era stata bloccata la rivalutazione dell'assegno. Sorpresa: la norma si affretta a includere tra i beneficiati dalla sentenza dalla Consulta anche i politici che percepiscono vitalizi.

A fronte di questo vale poco la difesa d'ufficio che Renzi fa della Corte costituzionale («la rispettiamo»), mentre il ministro dell'Economia Padoan riapre il giallo sulla presunta difesa «moscia» della posizione del governo da parte dell'Avvocatura dello Stato: alla Corte «non era chiaro il costo della sentenza e non so chi avrebbe dovuto quantificarlo».

(6 - continua)

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