"Ogni ordigno è come il primo". Così si 'disinnesca' una strage

Ecco come i carabinieri del nucleo artificieri antisabotaggio intervengono nei luoghi pronti a esplodere

"Ogni ordigno è come il primo". Così si 'disinnesca' una strage

Operano in condizioni di emergenza nei luoghi in cui vi sono degli ordigni pronti a esplodere o appena esplosi. Sono i carabinieri appartenenti al nucleo artificieri antisabotaggio che intervengono per disinnescare il materiale esplosivo o per mettere in sicurezza l’area in caso di esplosione avvenuta. Obiettivo: garantire la pubblica incolumità.

Un compito rischioso e delicato che può essere svolto solo da personale altamente specializzato, in possesso di specifici requisiti psico-fisici e che ha superato i corsi per operatore Eod ( Explosive Ordinance Disposal) e operatore Iedd (Improvised Explosive Device Diposal) all’interno del Centro d'Eccellenza C-Ied della Scuola del genio dell'Esercito Italiano.

Ma come opera nello specifico questo personale altamente specializzato? Quali sono i rischi che incontra? Lo spiega a IlGiornale.it il luogotenente Salvatore Infantino, comandante della Squadra Artificieri Antisabotaggio del Nucleo Investigativo provinciale di Roma. “Il nostro intervento – afferma il Luogotenente - inizia solo in condizioni di sicurezza per i cittadini, le assicuro però che vivo ogni intervento come se fosse sempre la prima volta".

Andiamo per ordine. C’è un ordigno pronto a esplodere. Cosa fate per prima cosa per evitare disastri?

“In presenza di un ordigno esplosivo come primo intervento si delimita l'area. Se ci si trova in area urbana si provvederà a interrompere l’erogazione di energia elettrica o gas per quella zona, sempre che tali operazioni non pregiudichino la normale attività dei servizi di emergenza, come ad esempio ospedali. Fuori dalle aree urbane, se la zona è interessata dalla presenza di linea ferroviaria o importanti arterie stradali, verrà interdetto il traffico”.

Come fate a capire se si tratta di una minaccia imminente o se c’è del tempo per disinnescare l’ordigno?

“Quando si interviene, solo dopo un'accurata ispezione e dopo aver raccolto tutte le informazioni operative del caso, si valuta il tipo di minaccia dell'ordigno e quello che potrebbe provocare e si decide il tipo di intervento da effettuare. Si attuano solo le normali procedure di sicurezza, a tutela nostra e dei cittadini”.

Artificieri a lavoro

Il numero degli artificieri sul posto da cosa dipende?

“Le nostre squadre, la cui composizione è prevista da specifici standard, garantisce un pronto intervento 24 ore su 24. Ad agire per primi sono sempre i colleghi in turno e, se necessario, si valutano altre soluzioni o l’intervento di ulteriori squadre”.

Capita nei vostri interventi che dei curiosi insistano per oltrepassare l’area delimitata dando problemi?

“Il nostro intervento inizia solo in condizioni di sicurezza per i cittadini, e ciò accade solo quando l’area è delimitata a cura dei carabinieri dell’Arma territoriale, che garantiscono che nessuno oltrepassi eventuali transenne o nastri posti a delimitazione, e con l’obbligatoria presenza di un’ambulanza del 118 e dei Vigili del Fuoco per ogni evenienza”.

Se l’ordigno è già esploso, quali sono le prime attività da porre in essere per evitare ulteriori rischi di esplosione?

“Se l'ordigno è già esploso, si effettua un'accurata ispezione per accertare che non vi siano ulteriori rischi e per stabilire l’esatto punto di detonazione in base alle dimensioni del cratere generato, alle schegge rinvenute e all'onda esplosiva circoscritta dal materiale proiettato. Quindi si procede a effettuare, con apposite squadre, i previsti rilievi tecnici e il repertamento del materiale rinvenuto per la successiva attività d’indagine. Solo in rarissimi casi potrebbe verificarsi il ritrovamento di materiale in grado ancora di nuocere”

In quei momenti in cui opera per evitare il peggio a cosa va il suo pensiero? Ha pensato mai di poter morire?

“Il pensiero dell'operatore specializzato artificiere, in quei momenti, è sempre quello di agire con l’intento di non esporsi a inutili rischi. Siamo professionisti, accuratamente addestrati e intimamente convinti del lavoro che svolgiamo, per cui mettiamo in atto tutte le conoscenze e le procedure apprese, atte a tutelare noi stessi e gli altri. Siamo consapevoli che il rischio non può essere azzerato, ma se si interviene con cautela, scevri da atteggiamenti abitudinari, grazie anche ai dispositivi di protezione individuale e alle attrezzature in dotazione, quali robot comandanti a distanza, tuta anti esplosione e altro, può essere notevolmente ridotto”.

Voi siete presenti anche nel corso di alcuni eventi come manifestazioni, cerimonie con personalità importanti. In questo modo come svolgete l’attività di prevenzione?

“È un’attività molto discreta quella che precede gli eventi, con briefing e sopralluoghi, accuratamente pianificata ed eseguita anche con l’ausilio di unità cinofile addestrate per la ricerca di armi e materiale esplodente”.

In questo lavoro ci sono anche momenti “meno tesi”. Infatti prestate la vostra professionalità a supporto dei reparti investigativi per prevenire reati connessi all’uso di armi e materiale esplosivo. Ci può spiegare come si svolge questa attività?

“Spesso, in occasione di perquisizioni di iniziativa o delegate dall’autorità giudiziaria, capita che i reparti investigativi trovino armi, bombe a mano o altri ordigni o materiale esplodente e viene richiesto il nostro intervento per maneggiarli senza correre rischi, verificarne la capacità esplodente e metterli in sicurezza. Spesso rivolgiamo la nostra attenzione, soprattutto in occasione delle festività di fine anno, anche ai ragazzi, spiegando loro quelle che sono le conseguenze dell’incauto maneggio di fuochi non consentiti e pericolosi, favorendo la più ampia diffusione di una cultura della legalità”.

C’è un’esperienza che ricorda in modo particolare o in cui ha rischiato tanto?

“Nel

corso dei tanti anni di servizio, adottando le cautele di cui le parlavo prima, non mi è mai capitato di aver rischiato oltre il necessario, le assicuro però che vivo ogni intervento come se fosse sempre la prima volta".

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