"Un incrocio tra Covid e un nuovo virus". L'allarme per le epatiti nei bimbi

Ancora sconosciute e in fase di studio le epatiti acute in alcuni bambini al di sotto dell'età pediatrica sia in Italia ma anche in Europa: non esclusa la possibilità che si tratti di un nuovo virus

"Un incrocio tra Covid e un nuovo virus". L'allarme per le epatiti nei bimbi

Cresce l'attenzione e la preoccupazione per le epatiti nei bambini che interessanto anche il nostro Paese: finora sono stati nove i casi accertati di cui l'ultimo su un bambino nigeriano di tre anni residente a Prato e ora in terapia intensiva all'ospedale Bambino Gesù di Roma. Altri due casi sono stati segnalati in Lombardia ma i piccoli non si trovano in pericolo di vita. Mentre la comunità scientifica è a lavoro per capire il perché di questa strana ondata che ha colpito anche Regno Unito e altri Paesi europei, gli esperti formulano le prime ipotesi tra cui la possibilità di un "virus che finora non abbiamo inquadrato. Trattandosi di bambini, se vi dovesse essere una trasmissione virale, penserei a una di tipo orofecale. Mentre sono da escludere legami con il Covid e con il vaccino", ha affermato il virologo e infettivologo Massimo Galli al Messaggero.

Cosa sappiamo

Che non siano eventi così usuali lo dicono in molti, tant'é che sono in corso numerosi indagini per capirne le cause e se hanno un collegamento. "Per diversi anni - spiega il professor Galli - quando avevamo solo possibilità di identificare epatiti A e B, il resto lo chiamavamo Non A e Non B, ora conosciamo bene il virus E, C e D". Da escludere quasi del tutto, invece, il legame con il Covid o un effetto colleterale dei vaccini visto che la maggior parte dei piccoli sono sotto i 5 anni e non possono ancora essere vaccinati. Poco probabile, tra l'altro, che si tratti di epatiti tossiche perché "queste sono in genere iperacute e la correlazione con cibo ingerito o con farmaco assunto è più facile da individuare".

"Abbassamento delle difese"

Non legato direttamente al Covid, ma indirettamente, l'origine di queste epatite di cui nei prossimi giorni se ne saprà senz'altro di più, può essere dovuta a una riduzione delle difese immunitarie adottate in questi anni di contenimento della pandemia: è il pensiero del virologo dell''Università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco. Questo abbassamento avrebbe provocato "una quota maggiore di infezioni da adenovirus che prima risultavano più diluite". L'esperto non esclude, però, anche una possibile interferenza delSars-CoV-2 "come coinfezione o infezione precedente", ha spiega al Messaggero.

Lo studio europeo

L'isolamento sociale è stato ipotizzato anche su un articolo pubblicato su Eurosurveillance, dove i ricercatori spiegano che si tratterebbe di cause infettive "date le caratteristiche epidemiologiche e cliniche» delle forme osservate". Insomma, l'ipotesi dell'adenovirus prende corpo, così come di "una nuova variante" di questo patogeno "con una sindrome clinica distinta" da quelle tradizionalmente note "o su una variante che circola regolarmente e che ha un impatto più grave sui bambini più piccoli". Resta in piedi l'ipotesi con un legame al Covid ma ci sono anche "altre cause infettive ancora in fase di studio" come il possibile legame con Omicron 2 che potrebbe aver causato una maggiore violenza della malattia.

"Indagine approfondita"

Quanto accaduto in Regno Unito e in altre parti d'Europa nei bambini di età inferiore ai 10 anni, ha fatto scattare il campanello d'allarme anche al nostro ministero della Salute che "si è prontamente attivato sin dal 14 aprile per informare ed aggiornare le Regioni ma anche stimolarle alla segnalazione di eventuali casi sospetti in base ai criteri dell'Organizzazione mondiale della sanità": lo

ha affermato il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, aggiungendo che "sono arrivate segnalazioni e su queste si sta indagando in maniera molto approfondita".

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