Il vomito improvviso poi il decesso in 36 ore: bimbo di 6 anni muore a Sharm El Sheik

Tragedia per una famiglia siciliana in vacanza in Egitto. Anche il padre ricoverato in terapia intensiva. L'appello dei familiari: "I medici non ci dicono nulla, aiutateci a riportare tutti a casa in Italia"

Il vomito improvviso poi il decesso in 36 ore: bimbo di 6 anni muore a Sharm El Sheik

“Mio nipote aveva sei anni ed è morto in 36 ore”. Quello di Roberto Manosperti, zio materno del piccolo, è un urlo di dolore. La voce è rotta dall’emozione e segnata dalla frustrazione e soprattutto dall’incertezza. Perché all’Ospedale Internazionale di Sharm El Sheik c’è ancora il cognato, Antonio Mirabile, 46 anni, ricoverato in terapia intensiva. Le sue condizioni sono avvolte da un alone di mistero, le informazioni che arrivano dal nosocomio e che le istituzioni egiziane hanno dato finora sono scarne e poco chiare. “I medici sono restii a inviare i referti, hanno mandato un foglio di una pagina all’assicurazione sanitaria, ma sembra ci siano scritte cose incongruenti. Ieri sera inoltre un emissario del ministero della salute egiziano si è recato in reparto affermando che per due volte hanno fatto l’esame tossicologico e hanno escluso l’avvelenamento”, racconta Roberto Manosperti al Giornale.it.

Il sospetto che qualcosa non quadri è ben presente. Anche perché i familiari non conoscono il tipo di cure che stanno facendo al padre del piccolo bimbo morto. E la distanza sicuramente ci mette il resto, enfatizzando tutto. Anche la sorella di Roberto, Rosalia Manosperti di 35 anni, è ricoverata. La donna, in stato di gravidanza, per fortuna sta bene e anche il bambino che porta in grembo.

Ma cosa è successo perché una vacanza in un resort si trasformasse in una immane tragedia?

Tutto è cominciato la mattina dell’1 luglio scorso, quando l’intera famiglia si è sentita male, il bambino e il papà in maniera più grave. Vomitavano continuamente. “Era di colore giallo e sapeva di cloro. Tanto che in un primo momento avevamo pensato che giocando in piscina avessero ingerito acqua. A questi sintomi si accompagnava un profondo senso di spossatezza. Poi, il giorno stesso, a pranzo, sono stati accompagnati in una sorta di ambulatorio o guardia medica e hanno fatto loro una prima flebo con una soluzione fisiologica, e tre pillole per curare le intossicazioni alimentari", ha raccontato Manosperti a Palermo Live. Che poi ha aggiunto: “I miei familiari sono tornati in camera continuando a vomitare, e così anche il sabato mattina. I malesseri non passavano. Così sono tornati in “clinica”, dove mio nipote di sei anni ha fatto appena in tempo ad arrivare prima di morire. Abbiamo saputo che, nonostante un’ora di tentativi di rianimazione, non c’è stato nulla da fare. Mio cognato è giunto invece in ospedale privo di sensi, con sintomi di inizio di blocco renale, con rene ingrossato, e problemi respiratori".

La Farnesina è a conoscenza del caso, anche il consolato italiano e l’ambasciata italiana in Egitto: tutti avrebbero assicurato che una volta migliorata la situazione e avuto il via libera dell’ospedale la famiglia verrà trasferita a Palermo a spese dello Stato. Ma Roberto vede comunque nero: “Il punto è che non si hanno notizie sulle condizioni di mio cognato e dei tempi, hanno stipulato un'assicurazione e dovevano trovare ogni giorno pubblicato sulla pagina riservata il referto medico, ma non c'è nulla. Il motivo non lo sappiamo”. Intanto il pm di turno ha aperto le indagini e l’autopsia al bambino è stata già effettuata, ma ci vorranno mesi prima di capire cosa sia successo veramente. “Non vediamo vie di fuga da questo incubo, vogliamo vivere il dolore insieme a casa in Italia, ma non sappiamo come fare. Mio cognato ha problemi renali e cardiaci, non si regge in piedi, ha l’ossigenazione a livello dell’80%.

Vogliamo riportare tutti a casa, qualcuno ci aiuti. Per un volo privato i prezzi oscillano tra i 30 e i 35 mila euro. Facciamo quindi un appello alle istituzioni. Chiediamo aiuto a chiunque possa supportarci”, conclude Roberto Manosperti.

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