Eolia, i profumi di Salina

Il piccolo progetto enologico portato avanti da Natascia Santandrea e da Luca Caruso (direttore del Signum), toscana lei e “autoctono” lui, propone quattro etichette estremamente interessanti: i bianchi a base di Malvasia delle Lipari V e M, espressione di vigne di diversi terroir dell’isola, il rosso a base di Corinto Nero e un rosato a base di Nero d’Avola

Eolia, i profumi di Salina
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Le Eolie sono un arcipelago-mondo: sette isole vicine ma lontane, ciascuna con una propria precisa identità e un proprio carattere. Da una di esse, Salina, parte un progetto enologico estremamente interessante che fin dal nome, Eolia, è profondamente legato all’isola più fertile delle sette e all’arcipelago tutto. Dietro Eolia ci sono Natascia Santandrea, imprenditrice toscana, titolare del ristorante La Tenda Rossa di Firenze erede dell’insegna storica di Cerbaia Val di Pesa, e il compagno Luca Caruso, direttore del Signum di Salina, magnifico hotel di famiglia che ospita l’omonimo ristorante stellato guidato in cucina dalla sorella Martina (ve ne parlerò nello specifico tra qualche giorno).

Eolia è un progetto nato in fasi diverse, senza fretta, perché la fretta non è amica del vino e a Salina comunque non ha cittadinanza. L’idea è quella di dare una nuova espressione alla Malvasia delle Lipari, l’uva bianca locale che solitamente è utilizzata per un vino dolce e liquoroso, producendone una versione secca. Per realizzare questo sogno Natascia e Luca si sono avvalsi della collaborazione e dell’ispirazione fornita da tanti amici, tra i quali Salvatore Geraci di Palari (produttore di uno dei migliori rossi siciliani, il Faro), il giovane enologo orvietano Bernardo Ciriciofolo e oggi della consulenza dell’enologo Donato Lanati, uno dei più bravi d’Italia, che si è innamorato del progetto sposandolo malgrado dal punto quantitativo sia decisamente di scala insolitamente piccola per lui che ha tra i clienti grandi marchi del vino italiano.

Già, perché Eolia conta su pochissimi ettari di vigne, frantumate in numerosi minuscoli appezzamenti in varie zone di Salina e curate solo da gente dell’isola: alcune a Malfa, altre a Valdichiesa, a diverse esposizioni e altezze, ciò che rende ogni vino una tavolozza di espressioni differenti. Molto varia anche l’età delle vigne, alcune ventennali, altre addirittura di settant’anni, e allevate a spalliera.

L’Eolia Bianco V (un Salina Bianco Igt) è una Malvasia delle Lipari 100 in purezza da uve che arrivano dalle vigne alle pendici dei due antichi vulcani gemelli, il Monte Fossa delle Felci e il Monte Porri, le cui moli potenti mettono soggezione da qualsiasi angolo le si guardi. Dopo la raccolta le uve vengono diraspate e pressate sofficemente. La fermentazione avviene in piccoli tini di acciaio a temperatura controllata per circa 12 giorni. Segue la maturazione sulle fecce fini per 12 mesi e un ulteriore affinamento in bottiglia di circa un anno.
Il vino risente del terroir unico, influenzato dalle terre vulcaniche, dalle altitudini elevate, dagli sbalzi termici che appuntiscono il profilo aromatico. Il colore è giallo paglierino con un riflesso verde linfa, un naso vegetale, di erbe aromatiche, una bocca sapida, stilisticamente francese, eppure marina, mediterranea, sicilianissima.

Il Bianco M è invece realizzato con uve Malvasia delle Lipari (e un piccolo saldo di Catarratto e Insolia) coltivate nelle parcelle di Malfa (da cui la M, come la V del precedente sta per Valdichiesa), che guardano al mare e godono di una favorevole esposizione a Nord e di una brezza marina fresca che provoca escursioni termiche tra il giorno e la notte anche in estate, rendendo più complesso il profilo aromatico. La fermentazione avviene in piccoli tini di acciaio a temperatura controllata a cui segue la maturazione sulle fecce fini per circa nove mesi poi affinamento in bottiglia per altri due mesi.
Un vino fresco e godibile eppure estremamente profondo, con un bouquet elegante e sottile di fiori e agrumi e una bocca ricca di note marine.

Eolia produce anche un rosso a base della rara uva Corinto Nero (con un piccolo saldo di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio) e il seducente Rosa, da

spremitura delicatissima del fiore di uve Nero d’Avola. Tutte le etichette sono “tirate” in pochissime bottiglie per una produzione complessiva inferiore alle 10mila bottiglie che nei prossimi anni potrà crescere di poco.

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