Gamondi, la rinascita del Vermouth

Il classico vino aromatizzato torinese è tra i prodotti più premiati (sia nella versione rossa sia in quella bianca) di questo marchio nato ad Acqui Terme nel 1890. Dopo una storia gloriosa stava per scomparire ma è stato salvato una quindicina di anni fa da un imprenditore e da un erborista

Gamondi, la rinascita del Vermouth
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E’ il 1890. Carlo Gamondi ha 22 anni e rileva una drogheria del suo paese, Acqui Terme, in Piemonte. Uno di quei locali in cui ci si rifornisce un po’ di tutto. Ci sta bene anche un amaro, che Carlo elabora personalmente. In breve tempo quella bevanda liquorosa diventa popolare nella cittadina, al punto di essere soprannominata dagli acquesi “Superamaro”. E al punto da spingere Carlo ad abbandonare la drogheria e ad aprire un locale per la degustazione, il Bar Gamondi. Le ambizioni si alzano, l’Amaro Gamondi vince un sacco di premi nazionali e internazionali, anche la gamma dei prodotti si amplia. Fin quando, nel 1928, Carlo muore all’età di 60 anni lasciando indicazioni di cercare la ricetta dell’amaro, fino a quel momento conosciuta soltanto da lui, in un foglietto custodito nel portafogli. L’eredità dell’azienda passa al figlio di Carlo, Giuseppe, che pochi anni dopo la cede ai Barberis. Nei decenni successivi si avvia un lento declino che porta, alla fine degli anni Novanta, alle soglie della cessazione dell’attività.

Per fortuna a quel punto intervengono l’imprenditore del settore vinicolo Gianfranco Toso e l’erborista Valter Porro, che rilevano il marchio e gli danno nuova vita, riproponendo le antiche ricette in una veste più contemporanea e rendendo Gamondi un marchio molto reputato nella liquoristica e nella mixology. Con il valore aggiunto di una grande attenzione alla sostenibilità e al risparmio energetico grazie all’utilizzo di impianti fotovoltaici, della biomassa al posto dei combustibili fossili, di un impianto di depurazione che consente il riutilizzo delle acque, di un magazzino automatizzato che consente un modesto utilizzo di mezzi gommati.

Mi voglio soffermare in questa occasione sui Vermouth di Torino Gamondi, cogliendo l’occasione del Vermouth Day che sarà celebrato tra pochi giorni, il 21 marzo, che negli ultimi anni hanno vinto numerosi premi soprattutto nella versione Superiore Rosso (tra essi la medaglia d’oro al Meininger’s ISW 2020, quella d’argento all’IWSC 2021 e l’Ampolla d’Oro 2022 di Spirito Autoctono). Si tratta di un Vermouth da infusi realizzati solo con scorze di arance amare fresche e fiori di artemisia a cui vengono aggiunti erbe e spezie raccolte nella loro stagione migliore e un mix di vini piemontesi. Ha colore ambrato intenso, aromi di china, di arancia amara, di coriandolo, di cannella e un gusto intenso e dal finale amaro. Si presta a essere consumato liscio o con ghiaccio o come base per alcuni cocktail. Ne esiste anche la versione Superiore Bianco, in cui è utilizzato come vino il Moscato d’Asti docg. In questo caso il colore è giallo paglierino e gli aromi di assenzio, sambuco, incenso, cannella, pepe. Al gusto emerge prepotente la vaniglia. Entrambi i prodotti sono contenuti in una bottiglia da un litro di forma esagonale molto “old style”. Il prezzo si aggira attorno ai 18 litri.

Gli altri prodotti della Gamondi sono gli altri due Vermouth di Torino rosso e bianco, il celebre Amaro, un Aperitivo ai fiori di sambuco, un Aperitivo agli agrumi mediterranei, il Bitter che si presta come base per un ottimo Negroni (o anche un Americano), una Crème de Cassis e una

Sambuca. Il sito, molto ben fatto, contiene anche una sezione destinata ai professionisti della mixology con ricette e consigli da parte dei bartender Christian Olivari, Gianluca Amoni, Igor Tuliach e Giorgio Facchinetti.

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