Nonostante la petizione e gli sforzi per salvarla da parte dei residenti della zona, è stata demolita la villa degli anni 20 dove il boss Al Capone, chiamato anche Scarface per le numerose cicatrici sul viso, visse e morì. La casa era stata costruita nel 1922 in stile spagnolo su un’isola nella Baia di Biscayne ed era stata venduta nel 2021 per 15,5 milioni di dollari per poi essere ridotta in polvere. Una villa da sogno con piscina, spiaggia privata e un molo di attracco di una bellezza straordinaria.
Un proprietario "indimenticabile"
Al Capone, il cui vero nome era Alphonse Gabriel Capone, diventò proprietario della magione nel 1928 per la cifra di 40.000 dollari, e ci rimase fino al giorno della sua morte, il 25 gennaio 1947. Nel 1934 venne arrestato - dopo anni che la polizia tentava in ogni modo di incastrarlo - e incriminato per evasione fiscale, non per i crimini reali che aveva commesso. Venne chiuso nel carcere di Alcatraz appena inaugurato, dove ricevette un trattamento durissimo in isolamento, senza avere nessuna possibilità di contatti con l'esterno.
Nel 1938 i medici gli diagnosticarono una forma di sifilide probabilmente contratta in giovane età, e venne ricoverato nell'ospedale interno del carcere dove rimase per un anno. Nel 1939 tornò in libertà per buona condotta e la sua pena fu ridotta a soli sei anni e cinque mesi. Ma ormai malato e affetto di una forma di demenza dovuta alla sifilide, venne fatto ricoverare dalla moglie Mae in un ospedale di Baltimora da cui venne dimesso nel marzo del 1940 e fece ritorno nell'amata villa dove nel 1947 venne colpito da una polmonite e un ictus che a soli 48 anni lo portarono alla morte. Si pensa che proprio in quella villa pianificò il massacro di San Valentino, durante il quale sette membri di una gang rivale furono uccisi in un parcheggio di Chicago da uomini travestiti da poliziotti.
Il fermo no alla distruzione
Quando nel 2021 venne venduta, i nuovi acquirenti Todd Michael Glaser e il suo socio in affari Nelson Gonzalez, si erano trovati di fronte ad una severa opposizione alla distruzione, da parte dei residenti locali. Furono raccolte all'epoca oltre 25mila firme e la notizia suscitò pareri contrastanti in tutta la nazione, tra chi la vedeva come un simbolo della criminalità da abbattere, e chi invece la considerava una dimora storica da conservare a prescindere da chi l'aveva abitata.
"Miami Beach rischia di perdere una parte importante non solo della nostra storia locale, ma anche della storia degli Stati Uniti se questa demolizione sarà attuata", avevano commentato gli organizzatori nella petizione. "La perdita di questa struttura storica e la sua sostituzione con una nuova casa sovradimensionata avranno un impatto negativo a lungo termine sulla comunità" era stata la motivazione portante.
Ma così non è stato, e la villa ora non c'è più, al suo posto sorgerà una moderna struttura per supericchi che vede già numerose richieste d'acquisto, nonostante al momento sia soltanto un terreno con un cumulo di macerie e ricordi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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