"Fobia nucleare", la paura fa esaurire le pillole di iodio. Cosa sono e funzionano davvero?

In Danimarca le pillole di Iodio sono introvabili, ma non è l'unico Paese che sta vivendo questa paura atomica. Ecco perché è sbagliato accaparrarle

"Fobia nucleare", la paura  fa esaurire le pillole di iodio. Cosa sono e funzionano davvero?

In Danimarca, ma non solo, è tutt'ora in corso una folle corsa ad accapparrarsi pillole di iodio; succede quando aumenta il periocolo di attacco o di un incidente nucleare. Ma quello della Danimarca non è certo un caso sporadico, anche in Francia trovare pasticche di iodio - che ridurrebbero gli effetti negativi sulla tiroide, uno degli organi più a rischio di sviluppare tumori e malformazioni dopo l’esposizione ad alti livelli di radiazioni - è impossibile.

Un po' meglio va nel nostro Paese dove però, così come in Spagna e Portogallo, sono in molti ad aver fatto scorte di ioduro di potassio, KI, (Iodio) che ha visto lievitare i prezzi e alimentare il mercato nero di questa sostanza.

Da cosa è nata l'emergenza

In Danimarca, questa "fobia" sarebbe nata da una serie di consigli diramati dall'Agenzia nazionale per la gestione delle emergenze, su come proteggersi da un emergenza nucleare. La popolazione ha letto tutto questo come il segnale che il rischio nucleare è improvvisamente diventato più alto. A questo proposito Kresten Breddam, responsabile dell'unità per la radioprotezione presso l'Autorità sanitaria danese, ha parlato alla radio e televisione pubblica fornendo qualche dettaglio in più sulla questione. Ha specificato ad esempio che oltre i 40 anni l’effetto delle pastiglie di ioduro di potassio sulla salute umana è meno marcato. "Il consiglio più importante, in caso di incidente, è quello di rimanere in casa”.

Cattive notizie per chi ha più di 40 anni, arrivano anche dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che sconsiglia l'assunzione per chi ha più di questa età perché: "Non è stata trovata alcuna connessione tra l'esposizione allo iodio radioattivo e il cancro alla tiroide in questa fascia di età". Per chi è più giovane invece, il consiglio è addirittura di portarsele sempre dietro, così da poterne prendere una appena le autorità diffondono l’allarme.

Il rischio di attacchi ma anche di incidenti

Il timore dei danesi, quasi sei milioni di abitanti che non usano energia nucleare, oltre a quello diffuso in tutto il mondo di una guerra che possa scatenare un'escalation nucleare, è quello che incidenti in Finlandia, Svezia e Francia che al contrario sono dotate di centrali nucleari, possono avere effetti anche sul loro suolo.

Ma non solo, Breddam durante il suo intervento televisivo ha spiegato come: “Ogni tanto nei nostri mari passano rompighiaccio russe, alimentate da reattori nucleari. In caso di avaria, le sostanze radioattive possono diffondersi nell’aria”. La Russia al momento è l'unico paese al mondo a costruire rompighiaccio alimentate con energia nucleare, inoltre è anche l'unico al mondo ad avere ancora una nave cargo, la “Sevmorput”, alimentata con un reattore nucleare.

Navi molto pericolose, tanto che gli Stati Uniti, Giappone e Germania, che in passato avevano fatto esperimenti con questo tipo di imbarcazioni, le hanno nel frattempo smantellate e riconvertite con motori diesel. Quindi sia che si tratti delle navi russe o delle centrali nucleari vicine, il rischio di un attacco o un incidente per i danesi sembra abbastanza concreto.

Le parole del ministro della difesa

"Il rischio di un attacco cyber che metta fuori uso una centrale nucleare dei paesi vicini è più concreto che mai. La realtà è che la Danimarca e i nostri alleati sono minacciati da una guerra ibrida", ha dichiarato il ministro della Difesa Troels Lund Poulsen. "Ognuno di noi dovrebbe prepararsi al fatto che, per un breve periodo, potrebbe non avere accesso all'elettricità o all'acqua, o non poter acquistare beni di prima necessità".

Dopo queste parole, i danesi hanno obbedito alle linee guida, correndo a fare scorta di cibo non deperibile e che non richiede cottura, e di almeno 9 litri di acqua in bottiglia a persona, sufficienti per tre giorni. “I cittadini devono anche prepararsi a eventuali interruzioni di corrente tenendo a portata di mano batterie, torce e candele, ed essere in grado di scaldarsi senza riscaldamento”. Ovviamente anche le forniture di compresse di iodio sono esaurite in molte città. Anche perché devono essere di un tipo particolare, disponibile solo in farmacia: “negli integratori che si trovano nei supermercati e nelle erboristerie -di cui è stata fatta incetta- non c’è abbastanza iodio”, ha concluso Beddam.

Come funzionano le pillole di ioduro di potassio

A chiarirlo recentemente la stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms) "Durante un incidente nucleare - si legge - può essere rilasciato nell'ambiente iodio radioattivo sotto forma di pennacchi o nubi e successivamente contaminare suolo, superfici, cibo e acqua. Potrebbe depositarsi sulla pelle e sugli indumenti, provocando un'esposizione esterna alle radiazioni. Se viene inalato o ingerito, provoca un'esposizione interna alle radiazioni".

Quando lo iodio radioattivo entra nell'organismo: "si accumula nella ghiandola tiroidea nello stesso modo in cui farebbe lo iodio stabile non radioattivo", perché questa ghiandola che usa lo iodio per produrre ormoni non distingue tra iodio radioattivo e iodio stabile. Assorbire odio radioattivo può aumentare il rischio di cancro alla tiroide in particolare nei bambini", spiega l'Oms sul sito ufficiale.

Come ridurre il rischio di esposizione alle radiazioni

Proprio a questo servirebbero le ormai introvabili pillole di iodio: "La ghiandola tiroidea può essere protetta dallo iodio radioattivo saturandola con iodio stabile (non radioattivo). Questa misura protettiva nota come 'blocco tiroideo con iodio stabile' consiste nella somministrazione di compresse di ioduro di potassio (KI) prima o all'inizio dell'esposizione allo iodio radioattivo. Se assunto al dosaggio appropriato ed entro il corretto intervallo di tempo rispetto all'esposizione, il KI satura la ghiandola tiroidea con iodio stabile e di conseguenza lo iodio radioattivo non verrà assorbito e immagazzinato" spiega ancora l'Oms.

È importante sottolineare che non si tratta però di un antidoto, come molti pensano: "Protegge solo la ghiandola tiroidea e solo se esiste il rischio di esposizione interna allo iodio radioattivo (ad esempio, un incidente in una centrale nucleare) -spiega l'Oms - non protegge da altre sostanze radioattive che potrebbero essere rilasciate nell'ambiente a seguito di incidente nucleare; non protegge dalle radiazioni esterne e non impedisce allo iodio radioattivo di entrare nell'organismo, ma ne impedisce solo l'accumulo nella tiroide".

Come vanno assunte

Non trattandosi di pillole preventive, le compresse devono essere assunte solo quando esplicitamente indicato dalle autorità sanitarie pubbliche. L'efficacia per il blocco della tiroide infatti, dipende dalla tempestiva somministrazione. Il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è inferiore a 24 ore prima e fino a 2 ore dopo l'inizio previsto dell'esposizione: "Assumerle dopo 24 ore dall'esposizione, non offrirà alcuna protezione"

Le dosi

"La quantità corretta - viene spiegato - varia in base all'età e una singola dose solitamente offre protezione adeguata per 24 ore".

Insomma non è così semplice come si pensa e la protezione è solo limitata, per questo come spiega il farmacologo Silvio Garattini, sconsigliando assolutamente il fai da te nell'utilizzo: "Le pillole allo iodio, come ormai diciamo da tempo, non servono a nulla contro le radiazioni nucleari legate al rischio dell'utilizzo della bomba atomica. L'accaparramento non ha senso". L'unica soluzione sarebbe quella di evitare una catastrofe nucleare".

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