Persino Ulisse, uno degli eroi achei descritti e narrati da Omero nell'Iliade e nell'Odissea, finisce nel tritacarne del politically correct e suo malgrado diventa la rappresentazione epica del "migrante". Fino a domani, e in occasione della partecipazione alla Bienalsur, il MAXXI dedica un focus all’artista argentino Eduardo Stupía e in particolare all’opera Ulises inmigrante. Una fantasía gráfica. Attivando e svolgendo i presupposti concettuali di Bienalsur, si legge sul sito del museo, il filmato di Stupía presenta una rivisitazione del viaggio di Ulisse attraverso testi, composizioni sonore ed immagini. E ancora: "Il contrappunto di elementi audiovisivi e letterari e la confluenza eterogenea di materiali ed iconografie sono gli strumenti di cui si serve Stupía per affrontare i temi dell’ immigrazione e dell’esilio".
L'artista argentino, classe 1951, viene definito "una figura di riferimento dell'arte contemporanea argentina e racconta così il suo Ulisse migrante: "Ho voluto trattare il tema concentrandomi sul migrante che è riuscito ad arrivare, per raccontare non la tragedia di chi muore nel tentativo di arrivare, ma il trauma di chi deve affrontare una terra sconosciuta". Come spiega Diana Wechsler, direttrice accademica e artistica Bienalsur, "l'Ulisse migrante di Eduardo Stupía riprende la storia epica di Ulisse come paradigma della storia migratoria ed elemento costitutivo della storia dell'umanità".
A dire il vero, questa sorta di rivisitazione del viaggio di Ulisse in chiave pro-accoglienza convince poco o nulla e pare intrisa di ideologia laddove non se ne sentiva proprio il bisogno. Una forzatura che non c'entra nulla con Omero. Innanzitutto Ulisse non fuggiva per cercare e trovare fortuna all'estero - no, non era un "migrante economico" - non scappava dai cambiamenti climatici e non stava abbandonando casa ma ci voleva ritornare. Ulisse, infatti, vorrebbe ritornare agli affetti familiari e alla nativa Itaca dopo dieci anni passati a Troia a causa della guerra: farò ritorno a casa dopo altri dieci anni e numerose peripizie grazie anche alla dea Atena. Guerriero prode e scaltro, come riporta la Treccani, nell'Odissea, della quale è il protagonista, appare animato da "sincera nostalgia della patria e della famiglia", teso a escogitare vie di scampo per sé e per i suoi, protetto e guidato dalla dea Atena nelle sue avventure presso popoli sconosciuti e negli incontri con mostri: i Ciconi, i Lotofagi, il Ciclope Polifemo, Eolo, i Lestrigoni, la maga Circe, i Cimmeri, le ombre dell'Ade, le Sirene, Scilla e Cariddi, Calipso, i Feaci. Tornato a Itaca, con l'aiuto del figlio Telemaco uccide i Proci, pretendenti della fedele moglie Penelope e, paternamente amorevole con i servi fedeli, punisce severamente gl'infedeli.
Capito? Altro che migrante sradicato e cittadino del mondo. Ulisse era un patriota, fedele alla sua patria, un guerriero scaltro capace di uccidere, vendicativo, non fuggiva dal suo Paese ma voleva farvi ritorno.
Che c'azzecano i migranti di oggi? Assolutamente nulla, si tratta del maldestro tentativo di strumentalizzare - forse inconsapevolmente - i grandi poemi epici al fine di giustificare l'agenda immigrazionista e Open Borders di certa sinistra chic.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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