Q uando, nel 1991, venne tradotto da Raul Montanari il voluminoso romanzo storico di Allan Gurganus L'ultima vedova sudista vuota il sacco , la critica ne riconobbe la grandezza ma, come succede spesso, non riuscì a convincere il pubblico italiano a decretarne il successo di vendite. Con il libro ci dimenticammo anche l'autore, un tosto ex soldato della Carolina del Nord, classe 1947, gay, allievo di Grace Paley e John Cheever. Oggi l'editore Playground ci riprova, anche se con una certa dose di prudenza: prende infatti una delle tre novelle che compongono il recente romanzo Local Souls e la pubblica in uno smilzo volumetto intitolato Non abbiate paura (pagg. 128, euro 12). Gurganus non ha mai seguito i dettami della narrativa americana corrente. Il suo romanzo sulla Guerra Civile Americana non sembrava provenire dagli Anni Ottanta: esibiva una lingua sperimentale, sporcata dai gergalismi del Sud, più simile a quella dei romanzieri di qualche anno prima, i postmoderni alla Donald Barthelme o addirittura i modernisti degli Anni Venti come Gertrude Stein. Il grande Richard Ford, paragonò Gurganus a mostri sacri quali William Faulkner e Alice Munro.
Non abbiate paura parte citando proprio il romanzo precedente di Gurganus: l'autore ha inviato alla sua agente newyorchese il manoscritto definitivo, ed è ansioso di ricevere un parere. Per distrarsi assiste al musical scolastico del figlioccio a Falls, nella Carolina del Nord. È una gelida sera di novembre, il narratore osserva con fatalismo il contrasto tra la giovinezza degli attori e la sciatta ordinarietà del pubblico. Una coppia di genitori ritardatari, però, attira la sua attenzione. I due sono diversi dagli altri: più belli, più atletici, più luminosi. La mamma del suo figlioccio gli passa un appunto: «Attento a quei due. Fatti un'idea. La storia dopo. È buona». Questa è la cornice. Il racconto vero e proprio è quindi narrato da Gurganus dopo che gli è stato riassunto dall'amica. In questo modo noi lettori non potremo mai sapere quanta verità contiene la storia.
In Non abbiate paura trovano posto avvenimenti straordinari accaduti, in un arco temporale di circa vent'anni, a persone molto ordinarie. Si contano una decapitazione (durante un incidente in motoscafo), lo stupro di una ragazza quattordicenne e l'ombra di un incesto. La grandezza di questo piccolo racconto, al di là della tenuta narrativa, sta nella luce ambigua che illumina le scene che lo compongono. Si è detto prima di uno stupro, ma nel libro la parola «stupro» non compare mai, anzi non riusciamo nemmeno a capire se tale stupro si sia verificato davvero o se addirittura non sia stato un atto d'amore.
Lo stesso si può dire dell'incesto. Sono le conclusioni che siamo costretti a trarre nella vita vera che riconducono i fatti narrati (degni di una tragedia greca o elisabettiana) a concetti odiosi come «stupro» e «incesto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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