Beccato Ellory Stroncava i rivali giallisti su Amazon

Qualche mese fa, quelli del sito Satisfiction ebbero un'idea geniale: chiedere agli scrittori di stroncare se stessi. Partì, lancia in resta, Antonio Scurati, contro il proprio La seconda mezzanotte. Poi... il buio. Evidentemente, citarsi addosso alla Woody Allen è un esercizio da far tremare le vene, i polsi e le dita sulla tastiera.
Ma adesso si scopre che l'inglese R.J. Ellory (pubblicato in Italia da Giano) sa fare di meglio, molto meglio, per autopromuoversi. Il principio da cui è partito è quello enunciato da Alberto Sordi nel Marchese del Grillo: «Io so' io e voi nun siete un cazzo!». Nascondendosi dietro gli pseudonimi «Jelly Bean» e «Nicodemus Jones», il prode-pavido Ellory si è fiondato su Amazon e non soltanto ha vergato una serie di stroncature dei libri altrui, privilegiando i concorrenti nel suo campo, quello giallo-noir, ha anche messo giù dei panegirici, con tanto di cinque stelle, tipo alberghi di lusso, per le proprie opere.
La storia è andata avanti per un po' senza che nessuno se ne accorgesse. Ma ora qualche segugio del Daily Mail, probabilmente ben indirizzato dalla classica «soffiata», ha strappato la maschera a Ellory (autore, ironia della sorte, di un, dicono, buon libro dal titolo premonitore Vendetta oltre che membro del «Crime Writers Association», mica il primo pirla che passa per strada...). «Jelly Bean» c'est lui, e «Nicodemus Jones» pure, hanno fatto sapere al mondo intero i censori. Per tutta risposta, l'interessato si è ritirato in buon ordine con la coda fra le gambe: «Sono dispiaciuto - ha piagnucolato - e rinnego con tutto il cuore l'errore commesso. Voglio cogliere l'occasione per scusarmi con i miei lettori e i colleghi scrittori». Insomma, ha chiuso la porta della stalla quando ormai i buoi (insieme alla stima di tutti) erano scappati per dedicarsi ad altre, e più oneste, letture.
«Una volta beccati a glorificare i propri libri e a stroncare quelli degli altri non è possibile riparare il danno fatto alla propria reputazione», ha commentato, piccata, Susan Hill, autrice di La donna in nero, da cui è stato tratto l'omonimo film con Daniel Radcliffe.

E mentre la «Crime Writers Association» ha stigmatizzato il reato di lesa recensione compiuto da Ellory annunciando la pubblicazione nientemeno che di un codice etico cui i suoi membri dovranno attenersi, sorge il dubbio che quella faccia di bronzo abbia, alla fine, raggiunto lo scopo che (non) si prefiggeva: far parlare di sé.

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