Beni culturali, la sospirata riforma crolla come Pompei

Altro che rivoluzione. La situazione dei beni culturali è in grave stallo

Beni culturali, la sospirata riforma crolla come Pompei

Altro che rivoluzione. La situazione dei beni culturali è in grave stallo. La riforma del settore che il ministro Dario Franceschini contava di far approvare dal Consiglio dei ministri è slittata a data da destinarsi. Inutile nasconderlo, la distanza tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il suo ministro è notevole: mentre il primo vuole giustamente superare il sistema delle soprintendenze, Franceschini, sommerso dagli appelli per non barbarizzare la tutela e l'articolo 9 della Costituzione, è molto più cauto, tanto che ultimamente ha affermato che la gestione ai privati di luoghi pubblici può esser data soltanto nei piccoli siti. Insomma i privati vanno bene, ma unicamente come bancomat per le donazioni oppure per la gestione delle cose poco rilevanti. Così la riforma Franceschini è finora stata insabbiata. Ciò che invece non si può insabbiare è la condizione penosa in cui versa il patrimonio, a cui il governo non sta dando risposte. Pompei è ormai immobilizzato da anni dal conflitto tra poteri concorrenti (soprintendenza speciale, Comune, Regione, dirigenti del Mibact, commissari europei, Unesco): il blocco dei restauri è adesso determinato da uno scontro fra Regione e TAR e un ricorso al Consiglio di Stato, con il commissario europeo che minaccia che se entro il 2015 il Progetto Pompei non sarà completato, i 105 milioni di euro dell'Unione europea torneranno a Bruxelles. Intanto alcuni affreschi delle domus danneggiate dai crolli sono stati messi in vendita su eBay (aspettiamo smentita; altrimenti a quando un'asta di cimeli della Reggia di Caserta?). I visitatori dei Bronzi di Riace arrivano con il contagocce, nonostante il restyling del museo costato 32 milioni di euro: con un simile flusso turistico lo Stato per rientrare dalle spese impiegherà 104 anni. I teatri e le fondazioni liriche hanno un debito complessivo di 360 milioni di euro: l'occupazione illecita del Teatro Valle dal 2011, oltre a stimolare altre occupazioni come al Teatro Rossi di Pisa, ha fatto perdere 5 milioni di possibili introiti, con la beffa finale del sindaco Ignazio Marino che vuole coinvolgere gli occupanti nella futura gestione dell'ente.

Ma queste situazioni di crisi sono soltanto la parte più eclatante di un iceberg sommerso fatto di siti archeologici assediati spesso dai saccheggiatori (nella necropoli di Cerveteri, dotata di bollino Unesco, i tombaroli lavorano indisturbati) e di musei incapaci di attrarre visitatori (in totale i musei calabresi nel 2013 hanno avuto 16165 visitatori paganti: quanto il Louvre in una mattina). Di tutto ha bisogno questo patrimonio tranne che di un ministro in difficoltà. Come è adesso Dario Franceschini.

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