Gabriele Dadati era uno dei ventenni che scrivevano sulla rivista digitale Décadance. Il suo nuovo libro, Per rivedere te (Barney, pagg.245, euro 15,50) è pubblicato da un editore diverso da quello per il quale lavora, succede spesso. Si tratta di un romanzo in piena sintonia con la tendenza recente della autofiction. Il protagonista si chiama infatti Gabriele Dadati ed è nato nel 1982, vive a Piacenza e fa lo scrittore. I dati di realtà si fermano qua, il resto è frutto d'invenzione narrativa, ma vale la pena sottolineare come ormai venga regolarmente tradito il patto tra narratore e lettore anche in presenza di libri definibili come romanzi. Non ho mai apprezzato le narrazioni in seconda persona singolare, ogni tanto qualcuno si sente in dovere di riprendere l'artifizio che rese celebre il bestseller Le mille luci di New York di Jay McInerney. Per rivedere te appartiene a questo tipo di romanzi. Il titolo, dunque, che contiene il pronome di seconda persona singolare, come andrebbe interpretato? Le ipotesi non mancherebbero, ma forse le cose sono più semplici: il titolo si riferisce a Tabita, la donna che seduce e conquista il Dadati romanzesco, grazie alla sua intelligenza da ragazza viziata della Brianza opulenta.
La Brianza (Seregno) è lo sfondo sul quale si svolge la frammentaria intervista che il famoso scrittore novecentesco Manlio Castoldi concede a Dadati. Castoldi è un cantore della Brianza fin da prima del boom economico. Un incarico editoriale spinge Dadati a leggersi l'opera omnia del vecchio autore e a frequentare la casa nella quale vive con la cognata, vedova del fratello. Interessanti i confronti tra la provincia brianzola e quella d'origine dell'autore, entrambe del ricco nord ma profondamente diverse. Del Dadati-protagonista veniamo a sapere che sta attraversando una fase di aridità emotiva che lo costringe a spezzare cuori di ragazza con una serialità preoccupante.
Brillano di grande scrittura le descrizioni del paesaggio, da quelle si capisce che Dadati non si dedica alla ricerca della trama perfetta ma predilige la scrittura precisa ed evocativa che solo le descrizioni permettono di sfruttare appieno.
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