Depardieu e Houellebecq quando la fama è una tassa

Mentre l'attore chiede il passaporto belga per non pagare troppe imposte, lo scrittore torna in patria per recuperare l'uso della lingua madre. Ma per il governo è un eroe

Depardieu e Houellebecq quando la fama è una tassa

Se li guardi bene, questi due francesi a modo loro somigliano ad altri due francesi (sempre a modo loro): Asterix e Obelix, i due guerrieri galli creati da Goscinny e Uderzo, star dei fumetti e dei film di animazione. Fra l'altro uno dei due Obelix l'ha già impersonato alla grande al cinema, grazie al suo physique du rôle che sembra fatto apposta: grande, grosso e anche un po' ciula. Ma se Obelix alias Gérard Depardieu si è dato la parte del bestione irascibile, l'altro, Asterix alias Michel Houellebecq è perfetto quanto a scaltrezza e lungimiranza. Perché quando si tratta di soldi, scaltrezza e lungimiranza servono come il pane.
Insomma, la storia è questa. Obelix-Gérard, da tempo in rotta con la Gallia (pardon, con la Francia) intera rea di tassarlo oltre misura, non soltanto ha deciso di mettere al sicuro i propri sesterzi (pardon, euri), pesanti e ingombranti come un menhir, dai cugini belgi. Ieri ha annunciato di voler addirittura restituire il passaporto francese. Dalle colonne del Journal du dimanche ha tuonato: «Non chiedo di essere approvato, ma almeno rispettato. Nessuno fra quelli che hanno lasciato la Francia è stato insultato come me. Ma lascio il Paese dopo aver pagato nell'ultimo anno l'85 per cento di tasse sui miei redditi». In effetti, il gruzzoletto depositato in 45 anni dal focoso attore nelle casse dello Stato ha raggiunto la bella cifra di 145 milioni di euro... E poi il primo ministro Jean-Marc Ayrault aveva qualche giorno fa definito «patetica» la sua decisione di andarsene sbattendo la porta. E questo è stato un affronto quasi peggiore dell'innalzamento di un'aliquota... A Depardieu che si definisce «un vero europeo, un cittadino del mondo», ha risposto per radio il ministro della Cultura, Aurèlie Filippetti: «Avrebbe fatto meglio a restare al cinema muto».
E poi madame Filippetti ha aggiunto che altri, diversamente dal transfuga, «hanno capito la situazione». Si riferiva al cantante Michel Sardou e soprattutto allo scrittore Michel Houellebecq. Sì, proprio lui, il nostro Asterix, quello furbo. Talmente furbo che ha deciso di rientrare quatto quatto all'ovile. Certo, anche lui se n'era andato, ma non in Belgio, un po' più lontano, in Irlanda. Sempre per questione di grano, comunque, mica per ammirare la bellezza del paesaggio. Perché anche in Irlanda i sesterzi (pardon, euri) vengono trattati molto meglio che in Francia. «Se ho scelto la Francia piuttosto che un Paese francofono come il Belgio o la Svizzera - ha scritto l'autore di Le particelle elementari in una lettera all'AFP - è per motivi personali e non ideologici. Diciamo che il denaro è importante, ma non è la cosa più importante». Capito il tipo?
Prima di incassare la carezza del ministro della Cultura, nonché il bacio in fronte accademico di quello delle Finanze, Asterix-Michel aveva fatto due riflessioni alla maniera di Nanni Moretti in Ecce Bombo: «Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?». E aveva risolto che conveniva la prima soluzione: venire, cioè tornare, anche soltanto per stare in disparte. Del resto lui non è di quelli che amano apparire troppo, e da sempre gioca a fare il ritroso, a farsi desiderare. E se il suo collega Depardieu, senza perder tempo, ha già chiesto il passaporto belga, lui, con un sorrisetto appena abbozzato sulle labbra viene riaccolto dal caldo abbraccio di Marianne.


Lo fa, dice, per non perdere «familiarità nel linguaggio quotidiano con il francese» e senza dar troppo peso ai pissipissi bau bau delle malelingue che dicono che no, lui non torna per amor di patria, bensì per gli stessi euri di cui sopra, cioè per rimpolpare le vendite, a Parigi e dintorni, dei suoi libri. Sì, Houellebecq è proprio bravo nella parte di novello Asterix.

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