Deportarsi in Siberia per amore

«Viaggio nella Disunione Sovietica». Se Rosa Liksom avesse scritto un resoconto del suo Gran Tour da Mosca a Ulan Bator compiuto nel 1986, questo potrebbe esserne il sottotitolo. Invece ha scritto una storia d'amore, anzi una storia di molti amori. Cechovianamente, l'ha intitolata Scompartimento n.6 (Iperborea, pagg. 235, euro 15, traduzione di Delfina Sessa). Cechovianamente perché, come in La corsia n.6, anche qui è a tema, pur sullo sfondo, il manicomio. Se là, nel racconto dell'immenso dottor Anton, l'ospedale psichiatrico, già metafora del regime in quanto tale, era l'ambientazione, qui è la correzione punitiva subita per alcuni mesi da Mitka, l'amico-fidanzato della protagonista. E cechovianamente anche perché i personaggi che la ragazza (palesemente autobiografica) incontra lungo i binari delle ferrovie Transiberiana e poi Transmongolica hanno un'aria classica, russa fino al midollo e quindi fatalista, arruffata, passionale, criminale.
Archeologa, la nostra eroina ha nel cuore, oltre al suddetto Mitka e a sua madre, della quale s'è innamorata, ricambiata, in un ménage à trois dove due vertici del triangolo ne sono componenti inconsapevoli, le antiche vestigia mongoliche. Invece il suo occasionale compagno di viaggio, il rude, volgare e tenerissimo operaio Vadim, ha nel cuore la vodka, le puttane e il suo fido coltello, con cui, detto per inciso, ha massacrato la moglie. Lei, finlandese trasferitasi anni prima a Mosca per motivi di studio, ama la grande città e l'atmosfera bohémien che vi respira, nonostante l'invadente e oppressivo panopticon del Partito. Lui, puro esempio di maledettismo russo che non disdegna di prendersela con Breznev e con i suoi leccapiedi, e nel contempo reincarnazione del tipico mugiko ottocentesco elevato al rango di icona da sua maestà Tolstoj. Costituiscono una coppia riuscitissima. Lei in valigia porta sogni e affetti, lui sensi di colpa e demoni. Quando la compagna locomotiva, sulla quale la mascolina Arisa comanda in qualità di capotreno, ha bisogno di riposare per qualche giorno, la bella e la bestia scendono obbedienti e trovano ricovero in alberghetti di pessima reputazione.

La bella non apre mai bocca, così la bestia trova in lei la perfetta interlocutrice da inondare, come un fiume in piena dopo il disgelo, con le sue narrazioni. Giunti a destinazione, non resterà loro che tornare indietro. Entrambi consapevoli del fatto che tornare indietro davvero è impossibile.

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