EBOOK Liberalismo, il catalogo è questo

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EBOOK Liberalismo, il catalogo è questo

Ci sono libri che vanno portati sempre con sé. Gli eBook servono a questo. Da oggi il Giornale consente ai suoi lettori di accedere in anteprima a una sorta di biblioteca essenziale del li­beralismo. Nonostante manchi, fra i titoli al centro di questa inizia­tiva, il discorso sulla Libertà degli Antichi paragonata a quella dei Moderni di Benjamin Constant, è stato giusto intitolarla, per l’ap­punto, «Le libertà dei moderni». Per Constant, la libertà dei moder­ni è la libertà individuale. È l’af­francamento dal potere arbitra­rio: «per libertà intendo il trionfo dell’individualità,tanto sull’auto­rità che dovrebbe governare con il dispotismo, quanto sulle masse che reclamano il diritto di asservire la minoran­za alla maggioranza».

Di questa visione della libertà, i dodici titoli che verranno distribuiti, in formato elettronico, con il Giornale rappresenta­no un interessante compendio. Vengono dal catalogo della Liberi­libri. Di Liberilibri ,l’abitudine im­pone che si dica «piccolo e corag­gioso editore di Macerata». Ogni tanto le abitudini vanno cambia­te: la Liberilibri è un grande e co­raggioso editore di Macerata. È una grandezza che non si misura sul metro del fatturato, ma su quel­lo dell’influenza: che è poi quello con cui si confronta chi faccia libri non per vendere libri, ma per far circolare idee. Aldo Canovari, il fondatore, prese sul serio un cele­bre passo di Friedrich von Hayek: bisogna fare di nuovo della costru­zione della società libera «un atto di coraggio», perché possano di nuovo conquistare le menti droga­te dal collettivismo.

Canovari ha promosso un ag­giornamento della cultura politi­ca italiana impensabile, prima che Liberilibri nascesse. Non solo per la forza dell’egemonia: in Ita­lia una persona colta conosce a menadito il catalogo della casa editrice Feltrinelli, e conseguente­mente rimpiange i Tupamaros dell’Uruguay ( O bailan todos, o baila nadie ). Ma anche chi cerca­va di scavarsi un rifugio dal gran­de tsunami cultural- politico inne­scato dal combinato disposto di Feltrinelli ed Einaudi nel secondo dopo guerra, personaggi e case editrici diverse, raffinatissime e anticipatrici, e tuttavia chiuse in un recinto ideologico impenetra­bile, si trovava in mano ben altro che libri pensati per fare della co­struzione di una società libera un «atto di coraggio».

Una grande tradizione liberal­liberista, per usare questa bizzar­ra parola che lascia intendere che la libertà sia un gelato a due gusti, «politico» ed «economico», tran­quillamente servibili in coni diver­si, era stata sepolta e dimenticata. Ferrara e Pareto erano diventati santini polverosi della scienza economica,Luigi Einaudi un’ico­na repubblicana cui rendere omaggi prudenti e sterili. Gli eco­nomisti con reale consuetudine con contemporanei come Fried­man, Buchanan, Kirzner si conta­vano sulle dita di una mano sola.

Non dico che Aldo abbia rove­sciato il tavolo tutto da solo: ma quasi. Con Liberilibri anche in Ita­lia si aprivano le finestre. Si poteva leggere finalmente nella lingua che l’autore parlava con i suoi stu­denti e con sua moglie il capolavo­ro di Bruno Leoni, La libertà e la legge . Venivano tradotti Walter Block, Murray Newton Rothbard e David Friedman. Il libro di Block, Difendere l’indifendibile , è stato un piccolo oggetto di culto. Merito di un titolo fortunato e del­la paradossale ma efficacissima difesa sul piano «economico» di diritti considerati solo «civili» (for­se la libertà non si può fare a fette).

Rothbard e Friedman accendeva­no anche da noi la passione per un liberalismo rigoroso, questo final­mente sì pronto a innestarsi su un atto di coraggio intellettuale. Ve­dere lo Stato per quello che è: la grande finzione, per citare Frédéric Bastiat, attraverso cui tut­ti cercano di vivere alle spalle di tutti gli altri.

Il catalogo di Liberilibri è gran­de, ma l’assaggio che viene propo­sto ai lettori del Giornale è stato ben pensato. Rappresenta bene Liberilibri: editore che dosa gran­di classici (Pareto e lo Smith di Stewart), classici contemporanei (Friedman, Kukathas), lavori d’ambizione schiettamente divul­gativa. Sulla scia di Canovari si so­no inseriti altri: in primis Florindo

Rubbettino e Leonardo Facco. L’influenza sfugge alle misurazio­ni. Ma se esiste oggi, in Italia, un sentimento liberale incredibil­mente più solido di quello blando che serpeggiava quando Liberili­bri diede alle stampe il suo primo volume, è merito loro. Pian piano hanno contribuito a ridisegnare i confini del dibattito pubblico. Re­sta da fare moltissimo, e la politica ai loro lettori ha regalato soltanto delusioni. Ma i libri letti da pochi contribuiscono a ridisegnare la te­sta dei molti: e le pagine dei giorna­li ce lo ricordano costantemente. La meta è lontana, la rotta è giu­sta.

Sosteneva Hayek: «finché i fondamenti filosofici di una socie­tà libera non verranno resi mate­ria intellettuale viva, e la loro diffu­sione non diverrà uno sforzo che sfidi l’ingegno e l’immaginazione delle nostre menti più vivaci, il fu­turo della libertà sarà necessaria­mente oscuro». In Italia, Liberili­bri ha acceso la luce.

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