Da Faulkner a Ovidio abbuffata di cinescrittori

Al Lido venti titoli tratti da libri di autori celebri. Senza contare quelli in cui sono protagonisti o recitano. Omaggio o mancanza di fantasia?

Da Faulkner a Ovidio abbuffata di cinescrittori

Festival del cinema o della letteratura? La settima arte ha da sempre cannibalizzato i libri ma la selezione della 71ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, che s'inaugura domani, supera ogni record con quasi una ventina di titoli debitori delle pagine scritte da qualcun altro. E ce n'è per tutti i gusti. Perché si va da Le metamorfosi , passando per Shakespeare nell'adattamento modernizzato con il regista Michael Almereyda che, dopo Hamlet 2000 , si cimenta con il Cimbelino , per arrivare a Faulkner (con James Franco alle prese con L'urlo e il furore ) e a Camus (Viggo Mortensen è protagonista del film di David Oelhoffen tratto da L'ospite , racconto dell'ormai introvabile raccolta La caduta - L'esilio e il regno ).

Quindi tutti con i libri in mano per vedere come gli autori abbiano giocato con i testi originali. Così ci aspettiamo molto soprattutto da quelle opere «liberamente ispirate a». Come il film d'apertura del festival (anche in concorso), Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) che Alejandro González Iñárritu ha costruito a partire da alcuni personaggi dei racconti di Raymond Carver contenuti in Di cosa parliamo quando parliamo d'amore (Minimum Fax), già ispiratori di Robert Altman per America oggi . Una commedia nera con un cast molto interessante (Zach Galifianakis, Edward Norton, Andrea Riseborough, Emma Stone, Naomi Watts), e con Michael Keaton che interpreta una ex stella del cinema specializzata nel ruolo di un supereroe in cerca di nuova fama con una commedia a Broadway.

Operazione sulla carta intrigante anche quella del francese Christophe Honoré che, ispirandosi a Ovidio, ne attualizza il poema più conosciuto. Ecco Métamorphoses , nella sezione autonoma «Le giornate degli autori», con un cast di ragazzi e una storia che vede Europa marinare la scuola per salire a bordo di un camion con un giovane affascinante di nome Giove. Nomi mitici per un viaggio iniziatico che, dice il regista, ci ricorda «l'eredità greca ora che si parla solo del debito greco». Sempre nella stessa sezione Ivano De Matteo tornerà a indagare la famiglia, concentrandosi sul rapporto di due fratelli interpretati da Alessando Gassman e Luigi Lo Cascio, con I nostri ragazzi - The Dinner liberamente tratto da La cena dell'olandese Herman Koch (anche Cate Blanchett ne farà un film).

C'è poi la tripletta italiana in concorso a «Venezia 71» che arriva persino a farli interpretare gli scrittori, come accade anche nella coproduzione di Pasolini , in cui Abel Ferrara ricostruisce l'ultimo giorno di vita dello scrittore - interpretato da Willem Dafoe -. Ecco dunque Elio Germano nei panni di Giacomo Leopardi nel racconto che Mario Martone costruisce su Il giovane favoloso e la sua vita breve scandita tra Recanati, Firenze, Roma e Napoli che fa venire voglia di rileggerne le opere. Dall'Italia d'inizio '800 si passa a quella di oggi con lo spietato Anime nere di Francesco Munzi tratto dal libro di Gioacchino Criaco (Rubbettino) ambientato nelle terre dell'Aspromonte. In particolare ad Africo, «uno dei centri nevralgici della 'ndrangheta calabrese - scrive Munzi nelle note di regia - che però può aiutare a comprendere tante cose del nostro paese». Saverio Costanzo sceglie invece di trasportare a New York Il bambino indaco , l'omonimo romanzo di Marco Franzoso (Einaudi) ambientato in Veneto, con una coppia (Alba Rohrwacher e Adam Driver) alla prese con la nascita di un bambino che la madre pensa essere molto particolare.

Ma, per rimanere nel contemporaneo, ecco che Renato De Maria firma La vita oscena nella sezione «Orizzonti», con sua moglie Isabella Ferrari e il francese Clement Metayer, filologico adattamento, allucinato e psichedelico, del romanzo Einaudi di Aldo Nove che ha certificato «la fedeltà, assoluta e illuminante, ai miei intenti originari». E chissà che cosa ne penserà un gigante come Philip Roth della trasposizione del suo L'umiliazione (Einaudi) diretto da un solido regista come Barry Levinson mentre il grande Al Pacino interpreta il protagonista Simon Axler, uno dei più grandi attori teatrali della sua generazione ora sulla via del tramonto.

Ma c'è anche uno scrittore in carne e ossa, il francese un po' maudit Michel Houellebecq ( Le particelle elementari ), che, volto devastato e abbigliamento da ciclista, in Near Death Experience di Benoît Delépine e Gustave Kervern tenta per tutto il film il suicidio.

Insomma buona visione o, meglio, buona lettura!

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