Francia e Germania litigano su una mostra del LouvrePer i tedeschi «De l'Allemande» dà un'immagine negativa del Paese

Se ne va senza sbattere la porta, ma chiudendola... con una certa energia. In faccia alle polemiche. Oggi scade il suo mandato ed Henri Loyrette, direttore uscente del Louvre (cederà il posto a Jean-Luc Martinez) lascia spegnendo sul nascere la neppure troppo strisciante querelle su una delle mostre ospitate in quella che per tanti anni è stata la sua casa. Perché in Germania non hanno preso affatto bene il taglio dato alla rassegna «De l'Allemagne, 1800-1939. De Friedrich à Beckmann», apertasi il 28 marzo e che si chiuderà il 24 giugno. Troppo cupa l'immagine complessiva del Paese che emerge dall'esposizione, talmente cupa e oppressiva, a partire dal lugubre romanticismo di Caspar David Friedrich per arrivare a un esponente di quella che i nazisti definirono «arte degenerata», confiscando centinaia di suoi dipinti, da far pensar male, lasciava intendere un articolo di Die Zeit. Da far pensare, cioè, a un parallelo ardito fra la Germania oscurantista, imperialista e hitleriana e la Germania merkelliana. Pardon mes amis, ha ribattuto Loyrette a stretto giro di posta inviando una lettera al settimanale, siete fuori strada. Dicendosi «sorpreso e profondamente addolorato», nonché «colpito per un atteggiamento apertamente francofobo», il président-directeur ha ricordato che in origine il progetto era limitato a Goethe e alla sua influenza, ma poi lo si è ampliato. Quanto alle date del titolo, «sono semplici da ricordare e familiari a tutti». E poi...

la stoccatina: «Il Louvre ha deciso di non scegliere né il 1933 (l'anno in cui Hitler diventa cancelliere, ndr), né il 1937 (anno dell'esposizione degli “artisti degenerati”), che avrebbero fatto pensare che la produzione artistica tedesca si rifà interamente all'arte nazista, senza alcuna forma di resistenza degli artisti». Chissà se a Berlino qualcuno si sentirà touché.

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