Giallo, thriller&Co. Ecco le confessioni dei veri «colpevoli» Le inchieste dell'ispettore Crovi

Giallo, thriller&Co. Ecco le confessioni dei veri «colpevoli» Le inchieste dell'ispettore Crovi

KEN FOLLETT
«Di idee che siano in grado di fornire lo spunto per una o due scene ce ne possono essere tantissime ma, solitamente, per scrivere un romanzo servono cinquanta scene. Pertanto, quando si cerca l'idea di partenza di un romanzo, ne serve una che riesca a generare una cinquantina di scene».
MEGAN ABBOTT
«Mi piace impegnarmi personalmente nelle ricerche. Vecchi menu, riviste maschili, fotografie smarrite, cartoline e lettere. I miei preferiti sono i vecchi tabloid degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta. \ Ogni pagina di quei giornali espira mille romanzi!».
JAKOB ARJOUNI
«Ho letto il mio primo romanzo di Agatha Christie a nove anni. Piombo e sangue di Dashiel Hammett a undici. È stato un momento cruciale. Mi sentivo come Cristoforo Colombo alla scoperta di un nuovo mondo. Anche se non riuscivo a capire tutto, sapevo che un giorno ce l'avrei fatta. Hammett è ancora molto importante per me».
JAMES SALLIS
«Gli scrittori sono come le persone che si bagnano sotto una doccia: gocciolano dappertutto \. Il noir è la nostra tragedia. Una tragedia ben diversa da quella del teatro classico \. Il noir ha il suono del blues americano, la sua stessa energia e la capacità di essere popolare e di far suonare la realtà».
VICTOR
GISCHLER
«Il western raccontava la Frontiera e credo che il noir sia nato proprio dalla fine di quella grande epopea. Quando la Frontiera venne cancellata, noi americani fummo costretti a guardare verso l'interno, dentro di noi e nelle nostre anime, ma anche nel ventre molle del nostro paese».
MICHAEL CRICHTON
«Quando ho scritto Jurassic Park c'è stato un politico in America che ha cercato di far varare una legge che impedisse la riproduzione genetica dei dinosauri, convinto che le teorie del mio libro fossero reali».
MICHAEL GREGORIO
«Abbiamo voluto che Stiffeniis \ fosse allievo di Immanuel Kant perché proprio lui, il filosofo della ragione, ha reso chiara l'incapacità della ragione di capire tutto».
JOHN BANVILLE
«Circa dieci anni fa mi venne commissionato di scrivere un poliziesco in tre parti per la televisione. Quando scoprii che la sceneggiatura non sarebbe stata utilizzata, decisi di trasformarla in un romanzo».
JEFFERY DEAVER
«Fin dall'inizio del mio lavoro di scrittura i miei plot sono completamente strutturati, e la struttura dei miei romanzi è quasi sempre di 150 pagine. Non improvviso mai, a parte quando scrivo un dialogo o una descrizione. Tutto nei miei libri deve funzionare come un meccanismo a orologeria».
DON WINSLOW
«Mia nonna aveva un carattere tutto suo, affascinante e terribile allo stesso tempo. Andava in giro armata di pistola e la nascondeva nel reggicalze. È lei che mi ha iniziato al mondo delle scommesse e del gioco d'azzardo, insegnandomi a giocare a dadi e a carte. Se perdevo giocando a poker con lei si fregava i miei giocattoli...».
JEAN-CHRISTOPHE GRANGÉ
«Quello che cerco di suscitare è la stessa paura giovanile che prova mia figlia quando le racconto una storia di streghe. Sa di avere paura, ma allo stesso tempo può sorridere. Credo che sia una maniera profonda per esorcizzare le paure vere della morte e della sofferenza».
ANDREW VACHSS
«Nel carcere per minori disadattati dove ho lavorato per molto tempo ospitavamo i peggiori ragazzini dello stato. E siamo riusciti a farlo senza un solo stupro, accoltellamento, o suicidio. \ Solo chi lavora veramente all'interno del nostro sistema ne conosce il vero volto. E questo, di conseguenza, spiega perché mi sono dedicato alla crime novel. Volevo far uscire quella realtà allo scoperto».
ELMORE
LEONARD
«Nei dialoghi non usare altri verbi tranne “disse”. La battuta appartiene al personaggio; il verbo è lo scrittore che ficca il naso».
QIU XIAOLONG
«L'immagine della Cina che viene fuori dai miei romanzi è molto complicata. Nonostante i miglioramenti realistici avvenuti negli ultimi anni, le storie di Chen Cao riflettono i tempi difficili \: l'irrealizzata apertura sociale, l'incontrollabile corruzione del Partito, il restringimento del controllo ideologico, l'insorgere dell'inflazione e la “frana etica” che spazzano quotidianamente il paese».
KOJI SUZUKI
«Ring è una storia che ho scritto senza avere una trama predefinita. \ Scrivere un romanzo non è un atto così consapevole come credono i lettori».

Luca Crovi è un mastino. Non un mostro come il mastino dei Baskerville inventato da sir Arthur Conan Doyle. Al contrario, un tipo mansueto e simpatico, il quale però quando afferra l'osso non lo molla più. Gli ossi preferiti da Luca Crovi, alcuni davvero duri quanto le loro storie, sono gli scrittori di quell'universo cosiddetto «di genere» che comprende il giallo (tradizionale, psicologico, orrorifico, storico...), il noir, il thriller (legal o no), l'hard boiled, la spy-story. E chi più ne rosica, più ne metta. Crovi li bracca ovunque nel mondo, i suoi amati ossi, dagli Stati Uniti all'Algeria, dalla Cina alla Scandinavia, dal Giappone alla Spagna. E quando li ha catturati, li porta a casa per masticarli in santa pace. Dove per «casa» intendiamo gli studi radiofonici dove li intervista e, molto spesso, queste pagine. E siccome Crovi non è più un mastino di primo pelo, nel suo armadio-archivio ci sono tanti di quegli ossi da far impallidire Il collezionista di ossa di Jeffery Deaver. Li troviamo tutti in bella mostra in Noir.

Istruzioni per l'uso, una galleria che comprende 82 esemplari, inclusi 25 maestri del tempo che fu. Il volume edito da Garzanti (pagg. 368, euro 16,90) sarà nelle librerie da domani. Ma se intanto volete assaggiare qualcosa, qui sopra vi abbiamo preparato degli stuzzichini...

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