Herman Wouk l'anti Roth: a 97 anni scrive un romanzo (con sms ed e-mail)

Diceva Arthur Schopenhauer che «anche per i più longevi, la vita è troppo breve in relazione ai progetti fatti». E lo diceva, con lungimiranza, da relativamente giovane, cioè prima di appendere la piuma d'oca al chiodo, prima di diventare il monumento di se stesso, con intorno discepoli adoranti e dentro, nel suo fisico minato dall'età, la stanchezza di vivere. Da vecchi, lui lo sapeva bene, il mondo, più che volontà, è soltanto rappresentazione, uno spettacolo cui non è possibile partecipare se non nella veste di spettatore. Ma portandosi dietro il rammarico delle cose non fatte per mancanza di tempo.
Quando una grande firma dice stop, annuncia di averne piene le tasche di scrivere con tutto ciò che la decisione comporta (niente più interviste, niente più polemiche, niente più dibattiti, niente più confronti agrodolci con i colleghi...) è sempre un momento triste. Pochi giorni fa, per esempio, Philip Roth ha compiuto il grande passo. Giunto alla soglia degli 80 anni (li compirà il 19 marzo prossimo) ha fatto sapere di essersi autopensionato con decisione irrevocabile. Il suo canto del cigno è stato, qualcuno lo ricorderà, la polemica con Wikipedia a proposito di una «macchia» sulla voce del suo romanzo La macchia umana. Sussulto di orgoglio o babbionismo? Comunque sia, i vecchi vanno rispettati, anche quando, pur non essendo autori «di grido», smadonnano sottovoce contro le nuove tecnologie.
Ma ora, a bilanciare l'uscita di scena dal panorama letterario di Roth, ecco l'estremo, sorprendente ruggito di un vecchio leone. Si chiama Herman Wouk e, con i suoi 97 anni, potrebbe trattare Roth come uno sbarbatello. L'ammutinamento del Caine l'ha scritto nel '51 (e Venti di guerra, altro suo titolo famoso, nel '71), ma ora non soltanto se ne esce con un nuovo libro, Lawgiver, la cosa bella è che quest'opera si presenta come un collage di e-mail, sms, comunicazioni via Skype, memorandum vari, ritagli di Variety... Si tratta, in sostanza, di un romanzo epistolare. E sapete qual è il soggetto scelto dal Matusalemme Wouk? Nientemeno che Mosè.
«Non c'è niente come la Bibbia per raccontare una storia - ha dichiarato al New York Times -. Ecco perché è stato così difficile: come ti confronti con qualcosa che è già stato detto così perfettamente?».

In Lawgiver un gruppo di contemporanei cerca di fare un film su Mosè con l'aiuto di un consulente esterno, lo stesso Wouk, «un vecchiaccio testardo come un mulo» (parole sue). Stai a vedere che i nuovi media hanno qualcosa da imparare da un centenario in pantofole...

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