I Bronzi di Riace fotografati con tanga, boa fucsia e velo

Il blitz di Bruneau risale a febbraio. Lo scandalo sollevato da Dagospia che ha pubblicato le foto. Il Museo archeologico: "Non aveva l'autorizzazione"

Lo scatto del fotografo Gerald Bruneau a uno dei Bronzi di Riace
Lo scatto del fotografo Gerald Bruneau a uno dei Bronzi di Riace

Dal giorno in cui, nell’agosto del 1972, hanno lasciato il fondale del mare Ionio dopo circa 2000 anni in acqua, i Bronzi di Riace sembrano non trovare pace. Ciclicamente scoppiano le polemiche sulla sede in cui collocarli o sull’opportunità di mandarli in giro per il mondo, novelli ambasciatori delle bellezze italiche. E adesso arrivano le foto kitsch. A ritrarli con tanto di tanga leopardato, velo da sposa e boa color fucsia è stato un artista della fotografia, Gerald Bruneau, allievo di Andy Warhol, reporter per importanti testate italiane e straniere, autore di campagne pubblicitarie, con all’attivo mostre personali e collettive e non nuovo a simili "imprese", come quando avvolse in un tulle rosso fiammante la Paolina Borghese in vetrina nella Galleria Borghese a Roma.

Il blitz di Bruneau nel Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, dove sono ospitati i Bronzi, risale al febbraio scorso, ma solo adesso le foto sono uscite, pubblicate dal sito Dagospia, rimbalzando su web e social network. "Si tratta di foto realizzate senza autorizzazione", tiene a precisare all'Ansa la soprintendente ai Beni archeologici della Calabria Simonetta Bonomia. Bruneau, riferisce la Bonomi, in occasione di una kermesse organizzata dalla Regione nel febbraio scorso con fotografi provenienti da tutto il mondo, le aveva prospettato una foto simile a quella della Paolina, con un tulle bianco sistemato dietro le spalle di una delle due statue. "Avendo visto la foto di Paolina, che mi era piaciuta molto, dissi sì", ricorda la soprintendente. Ed anche il primo scatto di Bruneau ai Bronzi, con lo sfondo bianco, le era piaciuto. Ma tutte le altre foto "sono state fatte a mia insaputa", specifica, definendole "terribili" e ricordando che i custodi erano intervenuti per bloccare l’artista senza riuscire ad impedirgli di realizzare comunque alcuni scatti. "È curioso - dice adesso la Bonomi - che vengano fuori proprio nei giorni in cui c’è la solita polemica sull’eventuale trasferimento. Sembra quasi una cosa orchestrata".

E sulla possibilità che i Bronzi possano muoversi per andare all’Expo o in qualunque altra parte del mondo, Simonetta Bonomi, è netta. "Spostarli - dice - vuol dire assumersi una grande responsabilità. È un rischio. Hanno 2500 anni, 2000 dei quali trascorsi sotto l’acqua. La loro struttura è fragile anche da un punto di vista meccanico e non solo chimico-fisico". A Reggio Calabria vivono in una sala tutta per loro con temperatura ed umidità tenute costantemente sotto controllo ed i visitatori entrano solo dopo avere trascorso venti minuti in una sala di filtraggio.

"Il rischio maggiore - spiega la Bonomi - è la corrosione ciclica che può essere innestata anche da un piccolo incidente climatico ed una volta partita è difficile da fermare perché si manifesta all’interno, quindi più difficilmente individuabile". "E comunque - chiosa - nessuno ce li ha ufficialmente chiesti e l’Expo non è Milano, ma un’iniziativa che punta a valorizzare l’immagine di tutta l’Italia".

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