Una voce che diventa milioni di voci, un simbolo di libertà e di coraggio. Giornalista, scrittrice e attivista politica, Masih Alinejad da anni è il punto di riferimento delle donne iraniane nella battaglia contro l’obbligo del velo. I suoi capelli, ricci, riccissimi, sono diventati l’emblema dell’autodeterminazione. Ma non solo. La blogger di Qomi Kola ha il coraggio di andare oltre l'abominevole politicamente corretto, affermando senza mezzi termini che l’ideologia islamica rappresenta un cancro per la società, un virus più mortale del Covid.
Arrestata per la prima volta a diciotto anni per aver prodotto volantini critici nei confronti del governo, Masih Alinejad ha lasciato il suo paese nel 2009 e, dopo un breve periodo trascorso a Oxford, si è trasferita a New York, dove vive sotto protezione. Nel 2015, il Summit di Ginevra per i diritti umani e la democrazia, le ha conferito il Women's Rights Award per "aver dato voce a chi non ha voce e risvegliato la coscienza dell'umanità per sostenere la lotta delle donne iraniane per i diritti umani fondamentali, la libertà e uguaglianza". Una battaglia iniziata da giovane tra le mura domestiche, lottando contro le imposizioni dei genitori, e diventata virale grazie al potere di internet.
Nel 2014 la giornalista ha creato la pagina “My Stealthy Freedom” per invitare le donne a fotografarsi togliendo il velo e mostrando il viso. Nel giro di pochi giorni, migliaia di immagini sono state pubblicate in rete. “Le leggi che obbligano a indossare o vietano di indossare capi d’abbigliamento sono contrarie ai diritti”, il sostegno di Amnesty International in questa lotta di civiltà.
Finita in carcere e vittima di violenze, Masih ha fatto partire uno dei movimenti di disobbedienza civile più potenti della storia recente. Grazie a lei, infatti, le donne iraniane hanno preso coraggio, al punto da sfidare le autorità di Teheran. Chi va in giro senza velo rischia il carcere, ma anche chi condivide un video su Instagram ostile al regime rischia quattro-cinque anni di galera. L’attivista, con più di 7 milioni di follower su Instagram, è diventata un punto di connessione tra chi non può parlare e chi è libero di ascoltare.
Un’icona scomoda, dunque. È costretta a vivere sotto protezione a causa delle continue minacce del regime iraniano. Come ben sappiamo, i giornalisti dissidenti che vivono all’estero ricevono intimidazioni; alcuni sono stati rapiti e uccisi, basti pensare a Rohollah Sam, giustiziato a dicembre 2020. L’estate scorsa, Masih Alinejad è stata salvata dall’FBI: le autorità statunitensi hanno sventato un tentativo di rapimento. Ma non è tutto. Il regime di Teheran minaccia i suoi familiari pressoché quotidianamente, con l’obiettivo di mettere l’uno contro l’altro. Nel 2018, la sorella è stata costretta a prendere le distanze da lei in diretta televisiva.
Masih Alinejad è l’influencer che tutti vorremmo.
Nessuna cretinata come il corsivo, nessuna marchetta a improbabili capi firmati. Una resistenza pacifica, per le donne e con le donne. Una battaglia condotta senza cercare il like facile e senza puntare esclusivamente storie strappalacrime. Un esempio, semplicemente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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