Cosa evoca la parola manga? Sicuramente i fumetti giapponesi. È quello che un po’ pensano tutti, ma non è così, almeno in parte. A raccontarlo nel suo libro “Anche mio nonno era un Otaku!” (Electa Junior), lo youtuber Kirio1984 alias Maurizio Iorio. Grande esperto e fruitore di questa “filosofia” orientale, ha portato il suo sapere in un volume che di sicuro affascinerà i più piccoli, ma interesserà molto anche gli adulti. Appassionati o no, è estremamente interessante comprendere la nascita, l’evoluzione e le tante rivoluzioni che questo genere ha vissuto nel corso della sua storia. Una finestra aperta sulla cultura orientale e la vita di un popolo lontano da noi, ma che con la sua arte ha profondamente influenzato le nostre abitudini. Dalle parole di Kirio1984 un racconto che non ci si aspetta.
Lei che è un grande appassionato, ma anche un divulgatore, della cultura manga, quanto si è emozionato nello scrivere questo libro?
“Devo dire moltissimo, perché questo è un argomento che ho amato fin da quando ero piccolo. È stata un’emozione inaspettata e, devo essere sincero, non avrei mai creduto mi sarebbe capitata questa possibilità”.
Come è successo?
“Mi ha semplicemente chiamato Mondadori e mi ha chiesto di fare il libro. In un mondo dove ci sono tanti miei colleghi youtuber che si propongono per anni senza riuscire, diciamo che è stata una sorpresa e una fortuna inaspettata”.
Anche forse merito della sua bravura...
“Credo che gli scouting (i ricercatori di talenti, ndr), siano stati colpiti dai contenuti che ho proposto per tanto tempo sul mio canale YouTube. Io li chiamo ‘piccoli documentari’, ma in realtà ne ho realizzati alcuni che durano anche un'ora e mezza. Sono video sulla storia dei manga molto seguiti. Li ho divisi per capitoli, e prendono decenni o interi periodi storici. Credo che quel lavoro, che in termini di sforzo è stato enorme, alla fine abbia ripagato”.
I manga in realtà non sono fumetti solo per ragazzini, come invece si può pensare, giusto?
“In realtà il manga nasce sia per i giovani che per gli adulti, perché ne esistono varie forme. Quello per i più piccoli con storie di ambientazione quotidiana e più scolastica o anche fantastica con principi, principesse e guerrieri. Ma c’è anche l’altra parte del fumetto giapponese, che era rivolto agli adulti in quanto satira politica o sociale e che veniva inserita sia nei giornali che si occupavano di fumetti, ma anche in quelli di attualità. Negli anni poi si sono venuti a creare i manga drammatici, quelli erotici, ci sono quelli horror, di fantascienza. Ce ne sono sulla Bibbia, su Giulio Cesare. In realtà c’è un manga per ogni argomento”.
Mi sembra di capire che sia anche una forma divulgativa.
“Esattamente, in Giappone c’è una parte di manga dedicata alla finanza e alla storia dell’economia. Quindi lì è diffuso non solo come una forma di intrattenimento e arte, ma anche di divulgazione”.
Cosa sono gli Otaku di cui parla?
“È una parola che descrive gli appassionati di manga e assume diverse accezioni in base a chi lo dice e al significato che vuole attribuirgli. In Giappone nasce come parola onorifica per gli altri appassionati del genere. Negli anni ’80/’90, ha assunto un significato leggermente diverso, perché è stato associato al nome di un efferato assassino, che solo per un caso era anche appassionato di manga. Ma principalmente si usa come parola onorifica”.
Perché nel titolo dice che anche suo nonno era un Otaku?
“Per spiegare che al contrario di quello che molti credono, ovvero che sia qualcosa di moderno nato da qualche anno, in realtà come racconto nel primo capitolo del libro, i primi manga sono usciti nel 19° secolo, non proprio una cosa recente. Era quindi giusto partire dagli inizi, visto che il manga ‘moderno’ nasce subito dopo il dopoguerra, e anche citare Hokusai, che è il simpatico vecchietto che mi accompagna nelle illustrazioni di questo libro”.
Come mai secondo lei, anche recentemente, hanno preso tanto piede nel nostro Paese, visto che provengono da una cultura così lontana dalla nostra?
“Ci sono stati diversi momenti d’oro nel mondo del manga. Uno dei primi fu negli anni ’90. Adesso ce n'è un altro favorito da alcuni fattori. Sicuramente la pandemia perché c’era molto più tempo per dedicarsi alla lettura e magari riscoprire questa passione. Inoltre la diffusione dell’animazione giapponese sulle varie piattaforme di streaming come Netflix e Prime Video sicuramente ha fatto la sua parte. In ultimo anche il lavoro di molti influencer. Io ad esempio ho fatto tantissime dirette e mi seguivano anche i non appassionati, che alla fine però si sono incuriositi. In ultimo credo che il motivo di tanto successo è che a differenza dei fumetti occidentali, che sono più intimisti o autobiografici, i manga hanno qualcosa di esotico che affascina, e fa parte di questa cultura lontana”.
Ha raccontato che il suo libro è diverso da quelli che sono stati scritti fino ad ora, in che senso?
“La differenza principale sta nel fatto che tutti i libri che sono stati fatti in Italia fino ad ora su questa tematica, anche se sono molto validi, sono molto accademici e si rivolgono ad un pubblico di appassionati. Sono scritti forse con un linguaggio poco adatto ad un adolescente. Nel mio ho fatto in modo che possa essere apprezzato sia da un giovane, ma anche da un trentenne che non ha abbastanza conoscenza in questa tematica. L’ho immaginato come un’introduzione e una vera guida, anche per chi approccia per la prima volta, non solo per chi li conosce”.
A lei da bambino cosa aveva affascinato dei manga, e cosa continua ad affascinarla?
“Parto dalla seconda domanda per dire che fondamentalmente credo di essere rimasto molto bambino a livello emozionale. Spesso nel dire questo si rischia di fare una figuraccia, ma secondo me invece è un vanto. Credo si perda molto della bellezza della vita a cercare forzatamente di staccarci da quelle che erano le nostre passioni da ragazzi. Il manga è una cosa che cresce insieme al lettore, perché come dicevo prima, esiste in tutte le forme e per tutte le età. Parlando della mia esperienza, se da bambino ero affascinato dalle storie adolescenziali, poi sono arrivati i manga che raccontavano la drammaticità della vita, quindi anche un po’ il Giappone underground, che non è solo il mondo idealizzato che tutti credono”.
Che reazioni ha avuto dai suoi follower per il libro?
“Devo dire entusiastiche, perché tutti quelli che mi seguono chiedevano a gran voce un libro del genere.
Lo vedo come una sorta di regalo. Spero quindi possa piacere sia a loro, come a tanti altri lettori. Il mio intento principale è quello di fare proseliti, perché a prescindere da quali siano,è una cosa che fa bene al manga”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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