L'opera si afferma soltanto se i media la moltiplicano

Per distinguere ciò che vale dalle bufale evitare il vittimismo di chi si professa "anti-sistema"

L'opera si afferma soltanto se i media la moltiplicano

Dicono che l’arte contemporanea sia difficile. Ma allora avete mai provato a consultare il manuale d’uso di un telefonino o di un computer? Decisamente più complicato e più ostico, il linguaggio è scarno e non lascia spazio all’interpretazione. Oppure, mettetevi davanti a un dipinto classico e lasciate stare che si tratta di immagini: non è certo una passeggiata riconoscere stili e linguaggi, quindi anche Rinascimento e Barocco nascondono le loro belle insidie dietro la pura e semplice bellezza. Per accostarsi correttamente all’arte contemporanea e ai suoi «misteri», ecco di seguito sei istruzioni che vi torneranno utili se vi interessano musei e gallerie ma avete un po’ di timore a entrarvi perché temete di fare la figura degli incompetenti.
1) L’arte contemporanea vive sul mito della propria invisibilità. Certe opere bisogna sapere che sono esistite ma non c’è alcun bisogno di averle viste. Quanti sono stati in ammirazione davanti a quei film di Warhol che durano sei o otto ore? E quanti si sono sorbiti l’intero ciclo del Cremaster di Matthew Barney? Sorvolando sulle performance, di cui parliamo solo per sentito dire o attraverso sbiadite riproduzioni. L’importante è la letteratura e qualcuno che la racconti. In ogni caso sono opere che è sempre bene citare in società.
2) Lasciate a casa i pregiudizi. Non pensate che l’astrusità di un’opera risieda nei materiali scelti o nei linguaggi praticati. Talvolta un quadro può essere più complesso di un giochino concettuale e una scultura più densa di un’installazione. Non è mai una questione di stile, piuttosto di credibilità della proposta, cui corrisponde un pensiero più o meno raffinato, più o meno pretestuoso.
3) Non accettate spiegazioni. Se l’artista o il critico vogliono «parlarvi» del lavoro e spiegarvelo, significa che qualcosa non va. L’arte andrebbe capita da sola, perché se un domani venisse perso il libretto di istruzioni una sedia tornerebbe una sedia, un cesso un cesso e la foto della zia Carmela un souvenir di famiglia.
4) All’opposto, quando un artista sostiene di essere fuori dalla logica del mercato, che è un isolato non considerato dal sistema, o addirittura penalizzato, lasciatelo perdere. Il più delle volte siete in presenza di uno sfigato invidioso che nel recinto non lo lasciano entrare e lui è pronto a parlarne male e con astio. Se nessuno lo apprezza non vedo perché dovreste farlo voi e poi, è matematico, le sue «creature» fanno quasi sempre schifo.
5) Nel terzo millennio il sommerso non esiste. Grazie alla rete, alla globalizzazione, ai voli low cost riusciamo a sapere cosa succede dall’altra parte del mondo, e in tempo reale. Nel frattempo la geografia dell’arte si è spostata: quello che una volta era il centro è diventato periferia e viceversa. Oggi per capire l’arte bisogna frequentare altre mete, non solo New York o Berlino, ma anche Istanbul, il Messico, l’estremo nord e l’est europeo. Se l’Italia da questi giri risulta esclusa bisogna interrogarsi sulla crisi dell’intero sistema, di cui l’arte è solo conseguenza.
6) All’arte piacciono i soldi e i soldi sono la vera prova del nove perché a nessuno verrebbe in mente di buttare via denaro per delle ciofeche, anche se troppi improvvisati non perdono il gusto per il talent-scouting.

Il modo migliore per capire l’arte, dunque, è visitare le fiere (Basilea, Miami, Parigi, Madrid, Torino, Bologna, Roma), che sono più affidabili dei musei, visto che chi espone rischia del suo. E poi nei padiglioni ci sono davvero proposte per tutti i gusti e tutte le tasche, difficile non accontentare il proprio palato.

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