Skorzeny, il nazista che liberò il Duce e lavorò per Cia e Mossad

L'epopea di Otto Skorzeny, il fanatico nazista che liberò Mussolini, lavorò per la CIA, e finì a uccidere per conto del Mossad. Scrisse un libro sulla sua vita, lo intitolò "Vivere pericolosamente".

Skorzeny, il nazista che liberò il Duce e lavorò per Cia e Mossad

Alto, quasi ingombrante, con una lunga e profonda cicatrice da Mensur - il duello degli accademici pangermanisti - che gli solca la guancia destra e un sorriso fanciullesco. Otto Skorzeny, austriaco di Vienna e nazionalsocialista della prima ora, calpesta con una certa baldanza il prato di Campo Imperatore. Accanto a lui, incede un commando di paracadutisti che rispondono direttamente ai servizi segreti del Reich, e un uomo importante, vestito di nero, con l'espressione sommessa e imbarazzata di chi, per la prima volta, è il complemento e non il soggetto. Sotto il cappello a falda nera, infatti, si può intravedere il sorriso intimidito di Benito Mussolini: il Duce degli italiani che in quell'estate del 1943 era stato destituito dal generale Badoglio, e che per ordine diretto del führer - "Lei salverà un mio amico", gli disse - è stato appena "liberato" dall'uomo più pericoloso d'Europa, che con i suoi diavoli verdi è planato su ali d'aliante nell'Italia oramai cobelligerante degli Alleati.

Sebbene gli storici si contraddicano riguardo al merito di quel successo, fu il colosso Skorzeny l'eroe di quel giorno; il protagonista autoreferenziale dell'Operazione Quercia: l'impresa storica sulla quale avrebbe costruito un'invidiabile e rapida ascesa militare.

Arruolatosi con la velleità di diventare un pilota da caccia della Luftwaffe - velleità svanita tra il suo metro e novantadue d'altezza e i suoi cento chili di peso, che non erano proprio contemplati dai progettisti di aerei - entrò nelle Waffen-SS, il corpo combattente del squadre di sicurezza di Hitler per poi finire a guidare i meno noti commando nazisti, emuli delle squadre britanniche che facevano infuriare Hitler con i loro missioni di sabotaggio.

Promosso al grado di tenente colonnello, dopo aver salvato il Duce con un colpo di mano che era stato glorificato dal führer, riceverà una serie di incarichi "particolarmente pericolosi". Incarichi che lo vedranno sempre a capo di reparti Brandenburg - inquadrati nell'Abwehr, i servizi segreti tedeschi comandati dall'ammiraglio Canaris - formati per portare a termine missioni estremamente complesse: dal rapimento del figlio del reggente d'Ungheria, alla temeraria conquista di obiettivi strategici come i ponti sulla Mosa che vide l'impiego di soldati tedeschi esperti nella lingua e negli slang degli "yankees" con indosso uniformi americane, per portare a termine una serie di incursioni e operazioni di disturbo dietro le linee nemiche. Azioni decisive e inaspettate nella prima fase della battaglia delle Ardenne.

Sopravvissuto alla guerra, come tutti gli ufficiali della macchina dello sterminio nazista viene arrestato e processato per crimini di guerra a Norimberga. Verrà accusato principalmente della violazione delle convenzioni di Ginevra, per aver utilizzato quelle uniformi americane per ingannare gli Alleati e portar battaglia dietro le linee nemiche. Ma saranno gli stessi americani a rendergli salva la vita: in parte perché anche gli alleati impiegarono quello stesso escamotage per colpire alle spalle il nemico; in parte perché l'Oss (che pochi anni dopo sarebbe diventato la Cia) gli aveva già messo gli occhi addosso, per usarlo, come valse per molti altri nazisti, contro i sovietici. In quel conflitto bipolare che già incombeva sul mondo.

Condannato comunque a scontare una breve pena in carcere, riuscì ad evadere con l'aiuto di alcuni conniventi non meglio identificati, per fuggire nella Spagna franchista, dove si erano già rifugiati altri ex-nazisti come lui grazie alla cosiddetta organizzazione "Ragno": azione finalizzata ad emulare "Odessa", la migrazione dei superstiti nel regime nazista in Sud America. Lì si rifarà una vita, prendendo moglie dopo essere stato - si mormorava - uno degli amanti di Evita Peron.

Una vita appartemente tranquilla, almeno fin ad una calda giornata dell'agosto 1962, quando due uomini presentati come agenti della Nato, si riveleranno essere due spie israeliane che si sono prese la briga di andare a cercarlo fino a Madrid. Seduto davanti al loro, nel salone della sua villa, chiederà senza scomporsi, ma con un revolver carico nella mano: "Siete venuti per uccidermi, come avete fatto con Eichmann?". La risposta di Zvi Zamir (futuro capo dei servizi segreti israeliani) lo sorprenderà. Il Mossad voleva comprarlo, per uccidere altri nazisti in cambio di una promessa: la garanzia di non fargli fare la fine di tutti i nomi che compaiono nell'elenco dell' "Istituto" e dei cacciatori di nazisti della Wiesenthal. Del resto, Skorzeny aveva dimostrato di essere "al corrente" delle vendette ebraiche, e della fine che spettava agli uomini come lui.

L'obiettivo della sua nuova missione pericolosa è Heinz Krug, uno scienziato tedesco che aveva lavorato al programma missilistico nazista nella base di Peenemünde - dove venivano sviluppare le bombe volanti V1 e V2. L'uomo aveva rifiutato l'offerta di Von Braun di passare dalla parte degli americani, preferendo il programma missilistico egiziano. Se Il Cairo avesse raggiunto una supremazia strategica nel Medio Oriente, per prima cosa avrebbe spazzato via il neonato Stato Ebraico. E quello era uno dei primi problemi del Mossad.

Così l'ex eroe nazista, insieme a Yitzhak Shamir, futuro premier di Israele, e Zvi Malkin, membro della squadra che rapì Eichmann in Argentina, farà "sparire nel nulla" lo scienziato, per giustiziarlo con un colpo alla testa in una foresta alla periferia di Monaco, davanti agli occhi dei suoi nuovi reclutatori. Un metodo che le Ss conoscevano bene - soprattutto quelle che come Skorzeny avevano servito sul fronte Orientale. Non sarà l'unico nazista ad essere intercettato dagli israeliani con l'aiuto di Skorzeny. La collaborazione tra lui e il Mossad durerà fino al 1965, quando la sua gola profonda in Egitto viene smascherata dal mukhabaràt. Ma non è quella la fine della sua vita pericolosa.

Ciò che intriga maggiormente del personaggio, a tutt'oggi, sono infatti alcune testimonianze pervenute in un secondo momento sul ruolo di Skorzeny come fiancheggiatore della Cia. E alcune informazioni che avrebbe ottenuto nel contesto della Guerra Fredda, e delle reti occulte che si movevano nel cuore delle Nato per contrastare, in caso si fosse giunti alla guerra, l'invasione comunista.

Membro dell'organizzazione Ragno, stimato nei circoli degli ex-nazisti e dai nuovi volti della destra sovversiva italiana per via delle sue "azioni di guerra", spia capace e doppiogiochista all'occorrenza, Skorzeny non aveva alcuna difficoltà ad avvicinare gli uomini chiave che avevano combattuto dalla sua stessa parte. E quella era una qualità che i servizi segreti americani avevano riscontrato in lui già nel 1947, quando venne assolto a Norimberga. Secondo alcune testimonianze, tra le quali compare quella di Adriano Monti - complice di Junio Valerio Borghese nel tentato golpe del 1970 -, Skorzeny nel dopoguerra sarebbe stato uno gli uomini di Reinhard Gelhen, capo dell'intelligence della Germania Ovest che fiancheggiava le operazioni della CIA. Sebbene dopo i primi anni '50 non sia mai tornato in Germania, Skorzeny avrebbe ugualmente intrattenuto rapporti con l'intelligence tedesca, e probabilmente americana. L'uomo sarebbe stato per questo al corrente di strategie anti-comuniste che avrebbero interessato il blocco occidentale. Tra queste il succitato colpo di stato progettato del principe Borghese, anche lui esiliato in Spagna. Secondo una dichiarazione di Skorzeny, il "garante politico" dell'operazione abortita sul nascere sarebbe stato Giulio Andreotti.

Lo stesso anno del golpe borghese, uscirà in Italia il libro autobiografico scritto dall'ex eroe nazista. Intitolato "Vivere pericolosamente".

Un incipit adeguato, per il racconto della vita di un uomo che aveva iniziato a praticare il duello "alla misura" da adolescente; che era stato commandos nazista e informatore fidato di Hitler, fonte dei servizi segreti americani durante la Guerra Fredda, doppiogiochista all'insaputa dei suoi ex camerati, e killer per conto del Mossad.

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