Premio al plagiatore? Sì, però di nascosto

Prima o poi, qualcuno dovrà farlo. Istituire cioè un premio (per la letteratura, la saggistica, il giornalismo, o tutte e tre insieme, tanto, a caval rubato...) dedicato al miglior plagio. O alla migliore appropriazione indebita, o alla migliore scopiazzatura appena un po' riadattata alla bisogna. Insomma, un premio alla miglior faccia di tolla. L'Italia potrebbe schierare, in questa singolar tenzone, il buon Umberto Galimberti, onusto di gloria altrui. Il quale però troverebbe un osso duro da battere nel peruviano Alfredo Bryce Echenique (nella foto).
Bryce Echenique, 73 anni, come Galimberti del resto, non è un banale scribacchino. È autore di alcuni romanzi di successo, editi in Italia da Guanda, primo fra tutti Un mondo per Julius. Il guaio è che gli piace scrivere anche un mucchio di articoli. E che fra questo mucchio ce ne sono almeno 16 sgraffignati qua e là. Una rivista culturale messicana con la quale Bryce Echenique collaborava da tempo, Nexos, li ha messi tutti in fila e li ha spiattellati in piazza, cioè su Internet. Sono ben 16 e ci siamo anche noi del Giornale, nella persona di Marcello Foa, il quale si è visto rubare, con poca destrezza, un pezzo dal titolo «Il tramonto dei “neocon”», uscito il 13 ottobre 2005 sul nostro quotidiano. Ma c'è anche un articolo da cinefilo su John Ford e un ritratto da politologo di Marie-Ségolène Royal... Perché Bryce Echenique è (o era) una grande firma, e le grandi firme, si sa, le puoi usare come vuoi, sono come il maiale, di loro non si butta via niente.
Purtroppo per lui, però, a Bryce Echenique quelli della Fiera del libro di Guadalajara, in Messico, il più importante appuntamento librario del Sudamerica, hanno conferito un premio. No, non quello alla faccia di tolla: proprio un premio letterario di quelli pesanti, il prestigioso «Premio di Letteratura in Lingua Romanza». Il programma prevedeva la consegna in loco il prossimo 24 novembre. Tuttavia... a rompere le uova (fatali quasi più di quelle di Bulgakov) nel paniere degli organizzatori ecco la rivelazione di quei seccatori di Nexos. “Che si fa?” si sono chiesti gli alti papaveri impalliditi di fronte alle loro stesse papere. “Non possiamo mica far finta di niente...”. E mentre da Parigi, dove Echenique vive da tempo, il diretto interessato sbottava parlando di «rancore e invidia», di «informazioni false» (lui se ne intende...), e sostenendo che l'agenzia di protezione del copyright gli aveva persino «restituito la multa con gli interessi» (notizia prontamente smentita il giorno dopo dalla suddetta agenzia) rimasti con quella frittata sul gozzo i fenomeni della Fiera di Guadalajara hanno escogitato un piano geniale. “Facciamo cosi: il premio glielo diamo lo stesso, ma non qui da noi. Che figura da cioccolatai ci faremmo, dopo tutto 'sto casino? Mandiamo qualcuno a Parigi a casa sua consegnarglielo, prima dell'apertura della fiera. Così non diamo troppo nell'occhio”. Bravi o no? Invece di salvare capra e cavoli, hanno fatto un pasticcio insaporito dalla spezia più insipida: l'ipocrisia.


Raul Padilla, presidente della Fiera, ha cercato, peggiorando la situazione, di mettere una toppa sulla topica, dicendo che sì, «il plagio è la cosa peggiore che può succedere nel mondo letterario», ma aggiungendo che in fondo il premio a Bryce Echenique è per la narrativa, mica per il giornalismo. Poi ha sussurrato: «comunque non mi è piaciuto come sono andate le cose». Il geometra Calboni, collega di Fantozzi, direbbe: «È un bel presidente!!!».

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