Significa “levare, cogliere le coccole”, ma non ha alcun riferimento a quegli atti teneri e affettuosi che oggi chiamiamo così.
Le coccole (da latino coccum, greco kokkos, chicco e anche nocciolo dei frutti) sono “le bacche, i frutti di alberi e d'alcune piante o erbe selvatiche come cipresso, ginepro, alloro, pugnitopo, lentischio e simili; la coccola del lauro dicesi Orbacca” (D'Alberti di Villanuova).
Ma “coccolo” - che per il Pianigiani deriva da cocco = uovo, per il Devoto Oli da cocco, vezzeggiativo di bambino - è un “sollazzo dilettoso e pieno di gaudio, ma sempre materiale” (Rigutini Fanfani). Coccolarsi in una cosa per il Tommaseo è “dilettarsene, patullarvisi, crogiolarsi” (patullare = prendersi gioco di qualcuno).
Il plurale femminile, coccole, per il Panlessico significa “bagattelle, cosucce del mondo muliebre, molto scherzoso”.Ma coccola è anche “desiderio acuto e poco ragionevole”. Per il Cardinali Borrelli, coccolina è “catarro d'infreddatura”. Il Tommaseo a coccola attribuisce anche il significato di “bussa, percossa”.
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