IL SAGGIO Un secolo di storia di scontri e battaglie Ma visti dall'alto

Correva l'anno 1911 quando per la prima volta dei trabiccoli in legno e tela vennero utilizzati, per la verità con scarsissimi risultati, dall'esercito italiano per osservare e qualche volta bombardare le posizioni delle truppe turche in Libia. Da allora è iniziata quella che potremmo definire guerra aerea. Per avere un sunto di come si è svolto questa corsa tecnologica verso il perfezionamento delle armi volanti si può ricorrere a «Un secolo di battaglie aeree» di Mirko Molteni (già autore de «L'aviazione italiana 1940-45») appena pubblicato da Odoya (pagg. 598, euro 28). Una lunga cavalcata, scritta con piglio divulgativo ma preciso, che parte proprio dai Bleriot XI utilizzati dagli italiani nei cieli della Tripolitania per arrivare alla Prima guerra del Golfo e agli attacchi con gli aerei stealth. Nonché alla tremenda prigionia dei nostri piloti Gianmarco Bellini e Maurizio Cocciolone. In mezzo c'è di tutto, dai biplani della Guerra di Spagna sino ai jet sperimentali della Guerra fredda, dai caccia giapponesi della Seconda guerra mondiale ai duelli nei cieli del Vietnam, quando la superiorità tecnologica americana fu messa a dura prova dalla strategia degli aviatori di Ho Chí Minh.

Particolarmente ben fatta è la parte dedicata alla guerra delle Falkland-Malvinas, dove Molteni ricostruisce con precisione e dettagli le vicende dei piloti argentini che, pur dotati di aerei tecnologicamente inferiori agli Harrier inglesi, diedero coraggiosamente battaglia con i loro bimotori a turboelica Pucará o con gli Aermacchi MB.339 di fabbricazione italiana.

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