Domenica ore 15
L’ingegner Marco Scialoia è seduto sotto il portico di quella che una volta, prima della separazione, era la sua casetta di campagna. Sfoglia distratto il Giornale on line sul Ipad, mentre coccola il Gatto. Essendo un uomo concreto per lui è ovvio che ognuno dei suoi gatti (ne ha avuti tre) si chiami semplicemente Gatto. Al massimo gli concede un codice numerico secondario di identificazione. Pero lui coi Gatti comunque, soprattutto ora che è solo, ci parla. “Gatto tre, qui umano. Ai visto cosa dicono in cronaca nell’articolo di Rachele Nenzi? C’è un satellite dell’Esa che potrebbe caderci sulla testa, si chiama Goce. Era già successo con lo Skylab americano, i giornali ci andarono a nozze. Lo scrivono sempre, e solo, in fondo ai pezzi che le probabilità di beccarsi un tocco di satellite sul tetto sono 250mila volte più basse di quelle di vincere alla lotteria… E nemmeno tu Gatto c’hai tanta fortuna”. Gatto non fa una piega, ronfa e basta. Marco Scaiola guarda le colline delle langhe in lontananza. Si guarda le mani: “Sono vecchio, quante rughe… Cinquant’anni di niente… mi manca Emma”. Poi si alza dal dondolo e rientra tra le lamentele di Gatto che questi malumori in giornate di sole autunnale proprio non li tollera.
Domenica ore 18
Scialoia ascolta la radio mentre lavora al progetto di consulenza per la ditta Omas di Merate. Si tratta di rivoluzionare tutta la linea di produzione di punte in acciai speciali. Il padrone, un tal Claudio, è davvero esigentissimo. “Cosa mi è venuto in mente di fare il consulente… In piena crisi poi… Si lo so gatto c’hai ragione te o la minestra o la finestra… Con tutto che dobbiamo girare ad Emma perché possa vivere felice col suo skipper, lui sì che non è freddo e la capisce… Lui si che è un uomo vero, sano e ancora con tutti i capelli. ...”. La radio di stato improvvisamente interrompe il programma di musica classica. Arriva un annunciatore da radio giornale un po’ stranito, esitante… “A quanto apprendiamo dall’Esa la discesa del satellite Goce adibito alla mappatura della gravitazione terrestre potrebbe avvenire in modo diverso da quanto previsto sino ad ora, la struttura infatti sembra essere meno propensa di quanto previsto a frammentarsi…”. L’ingegnere non riesce a sentire il resto perché Gatto III miagola come un pazzo e cerca di correre fuori avendo visto un merlo zampettare vicino alla finestra.
Domenica ore 19
Marco Scialoia il resto della notizia lo legge sull’Ipad. Rimbalza da un sito all’altro. Il satellite grazie alla struttura particolarmente robusta progettata da una ditta tedesca “crucchi malefici, sempre loro”, persino oltre le specifiche dell’Esa, verrà giù in pezzi molto grossi. Il corpo centrale forse in un solo troncone. Un bell’ammasso di metallo da qualche centinaio di chili. Secondo tutti le probabilità di essere colpiti sono quindi ancora meno. “Certo però che se si viene colpiti da questo bolide qui Gatto… non è che la sfanghi, nemmeno se uno c’ha sette vite come te”.
Domenica ore 20,35
“hai visto Gatto la prima finestra di caduta è passata… Te lo avevo detto no?” Gatto mangia le sue crocchette e non fa una piega. Però mentre Marco Scialoia estrae la sua orata dal forno -“Se tua moglie ti molla, se fai il consulente che è come dire che lavori a cottimo, se sei costretto a stare in quello che una volta era il tuo rustico di campagna… Almeno ti devi viziare sul cibo”- il telegiornale diventa categorico. “Secondo i calcoli dell’Esa confermati dalla protezione civile a questo punto è quasi sicuro che Goce cadrà sull’Italia del nord. La finestra oraria si è spostata inaspettatamente tra le sei del mattino e le sette”.
Domenica ore 23
Gatto è diventato insolitamente nervoso. Sarà perché Marco ha passato tutta la sera a camminare avanti e indietro con uno strano magone. Alla fine lo ha fatto, ha chiamato Emma. Lei è la solita, sin troppo comprensiva, seppur irrimediabilmente perduta. “Ma sì ovvio che ti voglio ancora bene. Siamo comunque amici… Se tu non stessi lì da solo… Ma chi se ne frega dei tuoi modellini, in un monolocale in città staresti comunque meglio, vedresti degli amici. Sì anche delle donne”. Allora lui ha salutato e messo giù: “Grazie preferisco i modellini, non scappano con gli skipper sovrappeso delle gite in barca in Croazia”. In sottofondo, alla tele, c’è un esperto che mostra immagini computerizzate di Goce che cade. Sul Piemonte.
Lunedi ore 4
Non c’è modo che Marco Scialoia riesca ad addormentarsi. Lui dopo la chiamata senza senso ad Emma si sarebbe pure calmato. E’ Gatto che non sembra darsene per inteso. Miagola come un pazzo. Fuori di casa c’è uno strano silenzio invece. Nemmeno l’aria si muove. Come se nel raggio di chilometri qualsiasi essere vivente fosse scappato o si fosse nascosto sotto terra. “E se fosse perché Goce sta per cadere proprio qui? Cazzo devo essere proprio andato fuori di testa: gli animali sentono i terremoti no i satelliti… Sono da rinchiudere”. Riflette pure sull’opportunità di scappare. Ma scappare dove? “Anche se il satellite dovesse davvero colpire il Piemonte spostarsi è senza senso… Spostarsi a caso magari per andare nel punto in cui cadrà?”
Lunedì ore 6 e 34
Di dormire non se ne parlava. Allora senza nessuna motivazione logica Scialoia s’è vestito indossando la sua vecchia giacca di lana blu. L’ha sempre amata. E sta in veranda con Gatto III sulle ginocchia. Ora si vede in lontananza. Come una stella cadente. Prova a buttare Gatto fuori dal patio: “Corri bestia scema”. Niente, quello spaventato gli risalta in braccio. Allora lo stringe: “Va bene siamo più fortunati che a vincere la lotteria… E in fondo sono stanco”. Si risiede e aspetta di vedere quanta energia cinetica, quanta furia rovente serve a polverizzare un uomo che si sente vecchio e un povero gatto. “Sei fin sprecato ammasso di ferraglia, troppo onore”.
Lunedì ore 7 sulla frequenze di radio Bis Bis
“Allora sveglia ragazzi il satellitone ha fatto il botto sull’Italia. Per fortuna è caduto a nord di Alba in una zona quasi disabitata… La protezione civile non ha ancora esaminato tutti i punti di impatto ma è davvero improbabile che ci siano danno rilevanti. Solo un vecchio casolare probabilmente disabitato… Comunque ecco un pezzo che vi farà ballare tutti, fortunelli…”
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