A Vittorio Sgarbi la neutralizzazione del concorso per la direzione del Museo di Rivoli, con i tre giurati - Achille Bonito Oliva, Patrizia Sandretto e Francesco Manacorda - che invalidano il bando perché non tradotto in inglese, non va proprio giù. «Sono davvero amareggiato», spiega. «I tre saggi erano chiamati a fare una scelta. Poteva anche essere una scelta sbagliata, ma il fatto di non decidere risponde a giochi locali che mirano a favorire i soliti personaggi... Ho chiamato sia Cota che Coppola, ricordando loro che i tre cosiddetti saggi in realtà non hanno nessun titolo per essere considerati tali. Bonito Oliva al limite può essere considerato un personaggio di una certa abilità in relazione al marketing dell'arte. Non ha mai diretto un museo e di quella materia non sa nulla. La Sandretto è una collezionista, che ha comperato coi soldi di famiglia opere importanti. Questo le dà gli strumenti per esprimersi un merito alla scelta di un direttore di museo? A Milano esistono collezionisti molto più importanti della Sandretto, ma nessuno si è mai sognato di interpellarli quando si deve nominare il responsabile di un'istituzione pubblica. E il titolo di Manacorda qual è, quello di essere il direttore della Tate Liverpool? Chi si ricorda qualche lavoro importante di Manacorda, un libro o una mostra?».
Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Macro e curatore del Padiglione Italia dell'attuale Biennale, indica invece negli assetti in attesa di ridefinizione del contemporaneo a Torino il vero motivo per cui i saggi non hanno effettuato una nomina: «Il bando era un po' vago, anche per questo forse alcuni potenziali candidati non l'hanno considerato. Ma la questione centrale resta quella della fondazione, che pone dei limiti oggettivi di libertà d'azione a chi si trovasse ad assumere quell'incarico. Il problema è dunque nel manico, prima di una nomina occorre fare chiarezza sulle politiche che si intendono seguire: la fondazione può costituire un elemento di razionalizzazione. Però sussistono specificità di singole istituzioni che vanno preservate».
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