Selfpublishing, tweet (a se stesso) e unione gay: l'attualità della «Recherche»

Selfpublishing, tweet (a se stesso) e unione gay: l'attualità della «Recherche»

«Forse sarò duro di comprendonio, ma non riesco a capire che un tale possa metterci trenta pagine per descrivere come si giri e si rigiri nel letto prima di prender sonno». Quel «forse», monsieur Alfred Humblot, direttore della casa editrice Ollendorff, se lo sarebbe potuto risparmiare. E sia detto senza forse. Si rivolgeva per lettera, nel febbraio del 1913, a Louis de Robert, un amico di quel tale che ci mette trenta pagine per spiegare come si gira e si rigira nel letto.
Quel tale, ovviamente, è Marcel Proust. Ora, non sappiamo se Humblot, a posteriori, si sia girato e rigirato nel letto (eventualmente non per sole «trenta pagine», ma per anni, anzi in saecula saeculorum), avendo deciso di non pubblicare la Recherche. Sappiamo invece che il Nostro insonne, da non confondersi con quello che abitava, un po' dopo il 1913, a Roma, a Palazzo Venezia e che nel letto si girava e rigirava in compagnia di amanti occasionali, dopo un altro rifiuto, quello di Gallimard, per fortuna l'editore lo trovò. Era Grasset il quale, trattandolo alla stregua di un dilettante allo sbaraglio, tipo quelli che oggi rimpinguano il portafogli di alcuni furbacchioni, gli chiese un non modesto contributo per mettere finalmente in azione i torchi. Insomma, Proust ha inventato il self publishing: dando contemporaneamente un colpo al cerchio dei ricordi e uno alla botte dei caratteri mobili.
Povero Proust. Non deve aver passato bei momenti tra fine inverno e inizio primavera, nel 1913... Ma il visto si stampi, anzi il visto si corregga ricevuto da Grasset, fu un ricostituente che, in capo a qualche settimana, lo rinvigorì, se è lecito parlare di rinvigorimento a proposito di quel fragilissimo signore delle camelie. Lui si fregò le manine bianche, si carezzò i baffetti penduli, si fece rimboccare le coperte dalla mitica governante tuttofare Céleste e si rimise al lavoro, tra foglietti volanti, ritagli, impressioni. Insomma, Proust ha inventato Twitter, quelli erano i suoi tweet indirizzati... a se stesso. Ma nessuno lo retweettava. Da lì in poi, dal giugno di cent'anni fa, non lo fermò più nessuno, perché la morte che lo colse il 18 novembre 1922 fu un incidente della storia, un fiore appassito all'occhiello del Tempo Perduto.
Così, la Recherche assunse l'aspetto definitivo. Ma è passato un secolo e la stiamo ancora cercando. Ancora vaghiamo nel labirinto proustiano alla recherche della Recherche, l'opera più «chiusa» e più «aperta» creata dall'ingegno letterario, un paradosso che mette la creatività al servizio dell'interpretazione: «chiusa» in quanto autoreferenziale e «aperta» in quanto modulabile e proteiforme, adatta alle nostre personalissime intermittenze del cuore. Comunque, ringraziando l'ottusità di monsieur Humblot, quel che conta è che fra giugno e luglio 1913 Marcel inizia a dragare il fondale di Du côte de chez Swann, stimolato dalla passione per Alfred Agostinelli, il piccolo autista e aviatore con il quale nel 1907 aveva fatto un viaggio in Normandia e che meno di un anno dopo morirà schiantandosi con la sua carretta dei cieli donatagli proprio dallo scrittore. Così Proust, dopo aver inventato il selfpublishing e Twitter, ha inventato anche la coppia di fatto omosessuale.

Beninteso senza sognarsi, nemmeno quando si girava e rigirava nel letto (sempre da solo), di chiedere, anzi pretendere una legge per il matrimonio gay.
Insomma, in attesa della rentrée proustiana di fine estate che in Francia assicurano sarà bella corposa, li vogliamo ricordare o no, i cento anni che ci separano dal nostro presente?

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