"Sfacciata, ti sei fatta misurare i polpacci da un giovanotto"

Il sublime Mozart diventa banale per gelosia. E rimbrotta la futura moglie Constanze

"Sfacciata, ti sei fatta misurare i polpacci da un giovanotto"

Mi permetterà ancora di chiamarla così? Non mi odierà al punto da non poter essere più considerato suo amico e lei... mia amica? E se anche non vuole più esserlo, non può proibirmi di volerle bene, amica mia, come ormai è mia abitudine. Pensi bene a ciò che mi ha detto oggi. Nonostante tutte le mie preghiere mi ha dato per tre volte il benservito, dicendomi in faccia che non vuole più avere nessuna relazione con me. Poiché per me non è così indifferente come per lei perdere l'oggetto amato, non sono tanto impulsivo, irriflessivo e irragionevole da accettare il suo addio. Il mio amore è troppo grande per fare un passo del genere. La prego dunque di riflettere e di ripensare una volta di più ai motivi di tutta questa spiacevole vicenda, che è consistita nell'aver io criticato che lei fosse stata così sfacciatamente avventata da dire alle sue sorelle – Nota Bene, in mia presenza – di essersi lasciata misurare i polpacci da un giovanotto. Nessuna donna che tenga al suo onore fa una cosa simile. La regola secondo cui in compagnia bisogna uniformarsi a quello che fanno gli altri va benissimo, ma bisogna considerare molte altre circostanze. I presenti sono tutti buoni amici e buoni conoscenti? Sono una bambina o una ragazza da marito e, soprattutto, sono o non sono una promessa sposa? Ma in particolar modo è necessario considerare se tutti i presenti sono della mia stessa condizione, oppure se ci sono persone socialmente inferiori o, cosa più importante, a me superiori. Ammettendo anche che la stessa baronessa si sia comportata così, è una cosa ben diversa, essendo lei una donna ormai matura, che non può più provocare il desiderio. E poi, soprattutto, è una donna un po' troppo disinvolta nel concedere i suoi favori. Spero che lei, amica carissima, non vorrà condurre una vita del genere, anche se non vuole diventare mia moglie. Se le era impossibile resistere alla voglia di fare come gli altri (benché fare come gli altri non sia cosa che sempre si addica a un uomo e tanto meno a una donna), avrebbe dovuto prendere il nastro e misurarsi i polpacci da sola (come tutte le donne d'onore hanno fatto in mia presenza in casi del genere), senza lasciarlo fare a un giovanotto; io, io non l'avrei mai fatto in presenza di altri, e avrei dato il nastro a lei. Meno che mai, dunque, avrebbe dovuto tollerarlo da un estraneo che non ha nulla a che vedere con lei. Ma è tutto passato. E una piccola ammissione da parte sua d'essersi comportata in quella circostanza in modo un po' avventato avrebbe risolto ogni cosa. E... se non se ne ha a male, amica carissima... sistemerebbe ancora tutto. Da questo può capire quanto io la ami. Io non monto su tutte le furie, come fa lei, io penso, rifletto e sono sensibile ai sentimenti.

Lo sia anche lei, dia ascolto ai suoi sentimenti, e so con certezza che oggi stesso potrò dire tranquillamente: Constanze è l'amata virtuosa, gelosa del suo onore, assennata e fedele, del suo onesto e devoto...

Lettera a Constanze Weber
Vienna, 29 aprile 1782

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