Si scrive Grillo si legge Savonarola

Un pamphlet di Paolo Nori racconta i destini, niente affatto magnifici e progressivi, dell'unica città governata dai pentastellati

Si scrive Grillo si legge Savonarola

Paolo Nori mi ha tolto un fastidio: pubblicando Mo mama. Da chi vogliamo essere governati? (Chiarelettere) mi farà risparmiare parecchio fiato, quello che ho speso fino a oggi quando tutti gli amici non parmigiani mi chiedevano come ce la passavamo noi parmigiani, coi grillini al potere. Da oggi i curiosi del grillismo realizzato, che ovviamente col grillismo sognato da chi credeva in Beppe Grillo non c'entra un fico secco, li dirotterò in libreria.

«Dopo che, al contrario di quello che avevano detto prima del voto, i governanti di Parma hanno alzato le tasse sulla casa, dopo che, al contrario di quello che avevano detto prima del voto, hanno alzato le tariffe degli asili nido, dopo che, al contrario di quello che avevano detto prima del voto, non hanno bloccato l'inceneritore, dopo che, al contrario di quello che avevano detto prima del voto, invece di aiutare l'orchestra del teatro Regio l'han chiusa, dopo che, al contrario di quello che avevano detto prima del voto, hanno assunto della gente per chiamata diretta senza concorso...». Lo scrittore parmigiano è un primatista della divagazione ma quando ci si mette, e a pagina 81 ci si mette, è concentrato sul pezzo e quindi implacabile. Ed ecco che tutta la pretesa diversità dei cinquestelle si sfarina sotto i colpi della letteratura. «I politici nuovi si son dimostrati, nel breve volgere di dodici mesi, molto simili ai politici vecchi». È quello che io ho provato a dire al sindaco Pizzarotti in una trasmissione di Tv Parma durante la quale mi è stato fatto notare che era del tutto normale che un politico non mantenesse le promesse elettorali. Ma come? Non erano, i virtuosi cittadini a cinque stelle, diversi, diversissimi, opposti rispetto agli immorali politicanti del Pdl e del Pdmenoelle? Senza contare che i virtuosi cittadini rispetto agli immorali politicanti hanno il vantaggio, almeno qui nella piccola capitale che fu di Maria Luigia, della maggioranza assoluta, e perciò non devono contrattare con nessuno, non sono obbligati ai compromessi, agli accordi al ribasso con alleati infidi... Niente da fare, nello studio di Tv Parma sono andato a sbattere contro un muro di gomma, o di denti, perché come scrive Nori «il sindaco di Parma ride sempre, sembra sempre così contento, così soddisfatto», non c'è nulla che lo possa scalfire, forse nemmeno i testimoni di Geova sono così convinti di essere nel giusto.

E forse nemmeno i togliattiani degli anni Cinquanta o i gesuiti secenteschi erano capaci di maneggiare, senza scomporsi, così tante contraddittorie verità. La caratteristica dei grillini di governo che più emerge in Mo mama è la disonestà intellettuale che porta Nori a rievocare un vecchio detto parmigiano, «Esser falsi come una lapide», e questo tragicomico diario-pamphlet sarebbe davvero la pietra tombale, la lastra di marmo posta su di una tanto strombazzata quanto fallimentare esperienza politica, se soltanto eletti ed elettori si degnassero di leggerlo. Ma ciò non avverrà, temo. Nemmeno l'autore sembra nutrire molte speranze: quando il sindaco di Parma dichiara che il suo libro preferito è Il gabbiano Jonathan Livingston, «un libro che di solito si legge a tredici anni», subito pensa che il quarantenne Pizzarotti negli ultimi ventisette anni di libri non ne abbia letti nemmeno uno. Nori invece ne ha letti tanti, specialmente russi essendosi laureato in letteratura russa e avendo vissuto a Mosca all'epoca di Gorbaciov. Oltre al grillismo reale conosce quindi anche il socialismo reale e così, fra letture ed esperienze dirette, ha sviluppato un gran fiuto per tutto ciò che è illiberale, lui che se lo invitano presenta i suoi libri alle feste del Pdmenoelle ma che non va a votare, essendo un anarchico tendenza Proudhon. Non gli piace la proposta vagamente orwelliana dei «Condomini a 5 stelle», che sarebbero condomini dove non si litiga mai, come se l'armonia si potesse imporre per legge. Non gli piace che Pizzarotti vada negli asili a catechizzare i piccini: «Il fatto che un politico si rivolga ai bambini e gli dica quello che devono essere, io non lo so, che testa ha, uno che si comporta così». Non gli piace che i grillini appena acchiappato il potere si siano trasformati in maestrini e caporali condannandoci a vivere in una città metà scuola e metà caserma. Decisamente Mo mama è un libro che dispiacerà a molti. Dispiacerà ovviamente ai cinquestelle ma anche ai sinistri (nelle divagazioni ce n'è pure per Renzi, Veltroni, Boldrini...

) e ai destri da liceo classico che di Nori non sopportano lo stile parlato, pieno di dialetto (a cominciare dall'esclamazione del titolo) e di anacoluti. Ma è inevitabile piacere a pochi quando si scrive un libro che, in nome della libertà, critica niente meno che la democrazia.

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