Sue Townsend, la «mamma» di Adrian Mole

Sue Townsend, la «mamma» di Adrian Mole

Con lodevole tempismo, The Guardian ha subito elencato le «5 lezioni politiche che ci hanno dato i libri di Sue Townsend su Adrian Mole». Perché il «normal hero» (noi non britannici possiamo chiamarlo così) creato nell'82 dalla scrittrice inglese morta ieri a 68 anni ha anche, a ben guardare, una valenza politica.
Adrian «nasce» infatti adolescente nell'82, in piena epoca thatcheriana, e le sue vicende che, in nove romanzi, ne accompagnano il cammino fino alla maturità valgono pure come una storia sociale e politica del suo Paese, con particolare attenzione alla sinistra. Del resto la sua «mamma letteraria» sapeva di che cosa scriveva: a 15 anni aveva lasciato la scuola per lavorare e rimpolpare così le entrate del papà postino, prima operaia in una fabbrica e poi commessa, professioni in linea con l'atmosfera labour delle avventure del suo figlioccio. Sposatasi con un artigiano, verso i trent'anni s'era unita a un gruppo di scrittori che frequentava il Phoenix Theatre di Leicester, la sua città. Ed ecco aprirsi per lei le porte della narrativa.
Le figure che compaiono in The Secret Diary of Adrian Mole - Aged 13 e 3/4, prima parte della saga diventata anche una serie televisiva con Gian Sammarco nel ruolo del protagonista, pare siano ispirate alle esperienze vissute dai suoi figli (ne aveva quattro, Sean, Daniel, Victoria ed Elizabeth) alla «Mary Linwood Comprehensive School» di Leicester. Una scuola a suo modo «magica» per l'aria di spensieratezza permeata di ironia che vi si respirava. «Magica» proprio come i collegi inglesi cui s'è ispirata J.K. Rowling per la Scuola di Hogwartsd frequentata da Harry Potter. «Sono così triste. Lei mi ha regalato tante risate», ha twittato ieri l'autrice scozzese.
In Inghilterra Sue Townsend è considerata fra le più acerrime nemiche della monarchia.

Due anni fa, in occasione del Giubileo di diamante della Regina Elisabetta II, aveva scritto un corsivo per The Guardian dal titolo «Non ne abbiamo bisogno». Chissà se anche the Queen, di nascosto, ha letto i suoi libri?

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