D'accordo sulle primarie ma nessuno pensa al fattore Berlusconi

Dopo la nomina di Alfano segretario, troppi aspiranti leader sognano di sostituire il Cav. Che ride di chi vuole i suoi funerali

D'accordo sulle primarie					 
ma nessuno pensa 
al fattore Berlusconi

Grande affanno nel Pdl per le primarie: in tutte le salse, a tutti i livelli. Il Pdl sembra un formicaio. Sembra, a ve­dere dall’esterno, che tutti siano convinti che tutto di­penderà dalle primarie. Cer­to, non come quelle del cen­­trosinistra, migliori, più al­l’americana, senza intrusi, ma comunque sempre pri­marie. Quagliariello studia un protocollo, Frattini ha già le idee chiare e i modelli precisi in testa. Sembra, sempre dal di fuori, che questo sia il problema numero uno del centrodestra, della politica italiana e - in particolare - degli italiani. Cioè: abbiamo perso? Bene, ripartiamo dalle primarie, è la strada maestra.

Che le primarie possano rappresentare uno degli elementi giusti alla sberla elettorale non c’è dubbio, come ha spiegato Giuliano Ferrara ieri sul Giornale . Quando si perde o ci si chiude e si sbaglia, o ci si apre e si fa la cosa giusta. Detto questo tutta questa frenesia ci lascia un po’ perplessi per vari motivi. Vediamoli. Primo. Non vorremmo che in molti pensassero che si sia creata la breccia di Porta Alfano: se ce l’hafattalui ce la posso fare anch’io, avranno detto dentro di sé molti (infiniti) aspiranti delfini. Delfini nati, delfini diventati. Giovani e meno giovani che pensano di essere delfini e visti dal di fuori somigliano più ad altre specie ittiche: tonno, pesce palla, pesce sega, solo per fari i primi esempi che ci vengono in mente associando tali specie ittiche ai sunnominati. C’è sempre da considerare il fattore S (Silvio) che già racconta barzellette sui funerali (politici) che si cominciano a preparare nella sua coalizione. A parte che le primarie potrebbe vincerle lui, le primarie assicurano la leadership? O come sostiene Bersani il nome sulla scheda alle elezioni non conta e non deve contare perché ciò che conta- e deve contare - è la formazione politica di riferimento? Può essere così anche nel centrodestra? E se può esserlo, lo può essere da subito? Forse conviene pensarci un momento.

Gli innamoramenti nei confronti delle formule possono portare anche a degli autentici disastri. Siamo certi che con quello che esce dalle primarie si vincano le elezioni? Secondo. Accanto alla discussione sulle primarie c’è chi, come Scajola, vorrebbe un partito nuovo con dentro l’Udc. Secondo il Giornale , sempre di ieri, il pericolo è quello di ritrovarsi la Dc. Tale e quale. Anche in questo caso il problema è lo stesso di sopra. Tra i pensieri c’è sicuramente quello di sostituire Casini a Berlusconi. Ma detto questo il pericolo è un altro: quello di pensare alla formula e alle alleanze prima dei contenuti. Sarebbe tornare indietro a prima del ’94 quando il percorso individuato fu il contrario. Non è più possibile fare il contrario come all’origine? Dobbiamo proprio trovare un Prodi di centrodestra che punti a vincere mettendo insieme tutto il possibile e tracciando una linea in basso per un programma politico comune?

Terzo. Se primarie ci dovranno essere sarebbero belle delle primarie dei programmi vere. La linea politica dei prossimi anni del Pdl non è assolutamente scontata né liquidabile con due battute. Necessita di molta elaborazione. Non si fa in due minuti.

C’è qualcuno che ci sta pensando, a parte Tremonti che poi viene criticato perché non ne discute? Probabilmente lo fanno segretamente, in qualche scantinato per non farsi plagiare le idee. Speriamo che sia così e che poi, a un certo punto, queste idee vengano fuori attaccate a qualche faccia credibile. Sarebbero primarie accettabili.

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