La relatività del tempo e dello spazio non si misura con un cronografo svizzero. Può succedere però che grazie ad un cronografo svizzero se ne abbia una dimostrazione più convincente delle teorie di Einstein. E che in una sera il Cantone Neuchâtel si confonda con Singapore, il Giura con lo Stretto di Malacca, il Novecento con il futuro.
Le rive della Marina Bay di Singapore, incastonate fra grattacieli avveniristici e un'urbanistica che ovunque mostra la vittoria dell'uomo sulle avversità della natura (dall'indipendenza nel 1965 gli abitanti hanno «strappato» al mare con le bonifiche il 20% di superficie edificabile in più), sono il teatro perfetto per iniziare una nuova era. Per questo Mido, il marchio svizzero di orologi distribuito in 70 Paesi, ha scelto di celebrare il suo primo secolo e di lanciare i suoi ultimi modelli femminili proprio qui. E dopo Shanghai, Taipei, Città del Messico e New York è sbarcato a Singapore con una serata dal tema «Passato, presente e futuro».
D'altronde la storia di Mido è un lungo arazzo fra tradizione e innovazione. Un gioco a interpretare il presente per predire il futuro. Il tutto misurando il tempo, come il nome (dallo spagnolo «yo mido», «io misuro») sta a significare. E mentre entri nel bocciolo dell'ArtScience Museum - il gioiello architettonico dalla forma di fiore di loto disegnato dall'architetto Moshe Safdie - il contrasto si fa ancora più evidente.
Perché prima di guardare al futuro di Mido, al suo trend espansivo che lo ha fatto diventare il secondo orologio più venduto in Cina, al top in Sudamerica e presente in oltre cento punti vendita in Italia, occorre passare attraverso la sua storia. Era il 1918 quando l'orologiaio Georges Schaeren fondò il brand nella cittadina di Le Locle. Da lì in poi, è stata una corsa ad interpretare al meglio lo Zeitgeist, lo spirito del tempo.
In principio, negli anni '20, furono i cronografi a forma di griglia di radiatore per gli amanti delle automobili, i bolidi futuristici che appassionavano i gentiluomini più avventurosi. Poi fu tristemente il tempo della Guerra, con orologi resistenti e pratici come il Multifort, spesso al polso dei soldati. E ancora il sistema di carica Powerwind e quello di impermeabilizzazione Aquadura, il più piccolo orologio automatico da donna e il modello Bodyguard con allarme incorporato, le collezioni classiche Baroncelli e Belluna, Mido al polso degli sportivi come Björn Borg e poi ispirato ai capolavori dell'architettura mondiale.
Ci siamo. Il percorso di poster e modelli iconici allestito nel cuore dell'ArtScience museum è giunto alla contemporaneità. Ovvero a quel legame che Mido ha stretto con l'architettura, l'arte che disegna le nostre vite più di ogni altra. «Inspired by architecture» è diventato non uno slogan vuoto, ma una linea guida. E ogni anno un orologio trae le sue forme da un monumento simbolo di una città. Dal Colosseo al Solomon Guggenheim Museum, fino appunto a questo museo che influenza il design floreale del Rainflower, l'orologio automatico da donna che segnerà il 2019.
Lo spettacolo di danza e le linee sinuose dei giochi d'acqua che si ritrovano poi sul quadrante dell'orologio indossato della modella olandese Romee Strijd - madrina della serata - fanno galoppare la fantasia. E ce n'è bisogno, perché questa è anche l'occasione per presentare «Create your Mido», la campagna partecipativa con cui i clienti possono personalizzare sul sito il proprio modello di Rainflower, proprio come Romee ha disegnato il suo. I quattro selezionati verranno rivelati al pubblico il 21 marzo e in un'epoca di customizzazione e spiccato gusto individuale cos'è questa idea se non un'altra maniera di interpretare lo spirito del tempo?
Ma il Rainflower non è l'unico protagonista dell'evento. Mentre fuori dal museo il monsone porta il suo carico di umidità, uno dei pochi segnali di Asia in questo angolo di modernità, ordine e finanza che è Singapore, dentro il CEO Franz Linder presenta anche Baroncelli Lady Day&Night, la seconda novità, anch'essa esclusivamente al femminile: «Volevamo creare delle collezioni che fossero un omaggio alle donne - spiega a margine Linder, dal 2002 alla guida dell'azienda -. Abbiamo avuto singoli modelli, ma mai una collezione che declinasse il DNA di Mido esclusivamente al femminile. E per questo abbiamo scelto il delicato fiore di loto dell'ArtScience museum come simbolo».
Rispettare il carattere e la storia per evolversi, dunque, è la missione filosofica che Mido si dà per il suo secondo secolo. Quella aziendale, invece, è fatta di maggior visibilità del marchio e strategie di diffusione in nuovi mercati. L'alta qualità tecnologica del Gruppo Swatch è stata garanzia di successo in un Paese pragmatico come la Germania.
Il design classico e il lusso abbordabile (la gran parte dei modelli non supera i mille euro di prezzo) di «orologi senza tempo» potrebbero essere la chiave di volta in Italia, «Paese affascinante, sensibile alle mode e al bello», come ricorda ancora Linder. Che poi, dall'architettura agli orologi alle donne, c'è davvero qualcuno che può permettersi di non esserlo?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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