«Veniamo già mangiati?». Vecchia battuta di Nanni Loy, regista engagé, alquanto di sinistra, ma pure uomo spiritoso, capace di prendersi in giro, specie quando cera da decidere come comportarsi in vista di unoccupazione, un sit in, unassemblea. Fosse ancora vivo, chissà che cosa avrebbe detto dei colleghi «di lotta e di governo» sbarcati in queste ore al Lido. Un po per protestare (ma non troppo), un po per accompagnare i loro film (tanti, una ventina, spalmati nelle varie sezioni), un po per sostenere le autonome Giornate degli autori (ecumenicamente inaugurate con la benedizione dello stesso Marco Müller). Le contraddizioni del sistema, si sarebbe detto ai tempi della rivoluzione permanente. Del resto, proprio qui a Venezia, nellindimenticabile (?) agosto 1968, il povero Pier Paolo Pasolini dovette misurarsi con un dilemma niente male: stare fino allultimo con i contestatori della Biennale o accompagnare alla proiezione di gala il suo Teorema preso in concorso dal direttore Chiarini?
Sapete, in molti, dopo le vistose proteste in piazza Montecitorio per i tagli al Fus (reintegrati nella misura di 60 milioni), saspettavano una nuova fiammata al Lido, un seguito allaltezza del prologo. Ricorderete il pacifico blitz «futurista» dei Centoautori alla conferenza stampa della Mostra, la promessa di una rinnovata mobilitazione in nome della cultura calpestata. In realtà, a parte un ampio documento incentrato sulla difesa del diritto dautore come «arma politica», la contestazione sembra un po russare. Tranne sorprese, il piano di lotta si riduce a tre incontri pubblici, il 7, il 9 e il 10, lultimo dei quali intitolato: «Esordisci e poi muori» (ci sarebbe «una specificità emotiva nel fervore narrativo dellesordiente»).
Tutto qui? Neanche un fischio allarcinemico ministro Bondi la sera di Baarìa, cè chi dice per non mettere in imbarazzo lamico Tornatore. Di incursioni spettacolari, a forte impatto mediatico, neanche a parlarne, magari per non far arrabbiare il presidente Baratta, pronto a dare a tutti degli «irresponsabili». O forse succede perché Venezia è sempre Venezia: lumidità ti uccide, però il fascino della vecchia signora resiste.
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