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Dalla-De Gregori: "Il segreto? Mai a cena insieme"

Cinquanta nuove date, show e un cd per Dalla e De Gregori che raccontano: "Ci siamo messi d'accordo: evitare l'effetto nostalgia"

Più di trent’anni senza vedersi, poi decidono di ritrovarsi su un palco come ai bei tempi ed è il trionfo. 50 concerti nei teatri che sfociano in un doppio cd più dvd in uscita oggi e poi la decisione, a grande richiesta come dicono gli imbonitori, di tornare con altri 50 spettacoli. Partenza il 30 novembre e l’1 dicembre dagli Arcimboldi di Milano. Ecco in sintesi il miracolo di Dalla e De Gregori, inossidabile strana coppia che vola alto superando la nostalgia e l’usura del tempo.

«Stiamo bene insieme perché siamo completamente diversi - sogghigna Dalla - anche ora che suoniamo insieme fuori dal palco non ci vediamo mai, non abbiamo mai cenato insieme. Siamo come due pistoleri che quando c’è da sparare fanno una strage, poi si ritirano nel loro brodo». Insomma danno tutto sul palco, mettendo vestiti nuovi ai loro classici (Buonanotte fiorellino è quasi hard rock) e cantandoli a due voci. «Ci siamo messi d’accordo su una cosa sola: eliminare le parole nostalgia, reducismo, autocompiacimento ed evitare il rischio delle citazioni nobili. Suoniamo per divertimento e per dare una veste attuale alle canzoni. Funziona perché è un lavoro di pancia. Quando invece punti sul marketing subentra la noia».

E qui noia nisba. C’è energia, pathos, entusiasmo da una parte e dall’altra della barricata. «Con questo spettacolo scopri che la vita non è mai finita. Non ho mai visto Francesco così in forma. Sul palco è un facchino, è instancabile e molto più fisico di me. Nei bis spesso si alza, balla e alza il dito come fosse coi Bee Gees. Poi finito lo show riprende i panni seri di De Gregori. E poi ora ha una duttilità e una estensione vocale anomala ma da grande interprete che non gli conoscevo». Quasi a contraddirlo interviene Francesco: «Lui musicalmente è bulimico, riempie tutti gli spazi, se c’è una pausa tende a riempirla con le sue improvvisazioni vocali. Io sono più lento, sono un narratore omerico e una persona un po’ chiusa». Uno che, sin dagli esordi, non ha mai ceduto ai compromessi commerciali:

«Sono arrivato in un momento in cui nasceva una nuova cultura giovanile. I ragazzi volevano nuovi film come Blow Up, nuovi libri, nuove canzoni. Non bastava più Volare, che per un po’ è stato il brano più innovativo, e io ho dato il mio contributo in questo filone». Saranno le loro radici completamente opposte: Dalla nato col jazz, De Gregori col folk. Il primo ama l’improvvisazione, il secondo la forza espressiva di Dylan. «Dylan è ancora oggi un genio, è lui che mi ha insegnato come esistano mille modi di rifare la stessa canzone», ribadisce De Gregori.

Sembrano un po’ frastornati dalla nuova onda del successo. Sono abituati a stare sugli scudi, ma forse questa superpopolarità li ha colti di sorpresa. O è una posa? «Non rinuncerei per nulla alla ripresa dei concerti - interviene decido Dalla - e per questo ho dovuto rinviare un sacco di impegni. Sto scrivendo la colonna sonora di un film di Bob Kennedy III - nipote del mitico Presidente Usa - con Alec Baldwin e Glen Close e per il nuovo Pinocchio che sarà una bomba. E poi sto scrivendo un sacco di canzoni, questo interscambio mi stimola da matti». Anche in questo sono differenti. «Dopo questo tour vorrei solo riposare», dice lapidario De Gregori che, stuzzicato sulla crisi del disco, riflette: «Ho visto mille cambiamenti. C’è una crisi del mercato non di artisti. Il problema non è il talento, sono le classifiche». Del nuovo cd non parlano. De Gregori non l’ha ancora ascoltato, Dalla glissa e rimanda i fan alla nuova tranche di spettacoli.

«Son felice perché arrivano tanti giovani. Questa volta avremo una nuova scenografia e qualche altro brano inedito.

Poi possiamo pescare in un repertorio enorme, se calcola che non abbiamo eseguito Generale, Alice, Attenti al lupo e tante altre che il pubblico ha perso per strada o addirittura non conosce. Come al solito cercheremo di stupire ogni sera».

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