La mia bisnonna paterna si chiamava Emilia Bernardini Macor e, dalla fine dell'ottocento, prima sul Corriere Meridionale poi sulla Provincia di Lecce, testate dirette e fondate dal marito Nicola, curava rubriche di costume, moda e cultura.
Il titolo delle sue pagine incuriosisce ancora oggi: «Di piatto, di taglio, di punta», «Punti, appunti e puntini», «Farfalle erranti». Ho avuto finalmente l'occasione di leggere i suoi pezzi quando ho ricevuto in regalo il libro della studiosa Annalisa Pellegrino, alla grande giornalista dedicato, edito da Mario Congedo.
Un articolo in particolare voglio condividere con i lettori del Giornale, soprattutto per sottolineare quanto fosse significativa la scrittura femminile 106 anni fa (questo pezzo è del 22 gennaio 1905) e, soprattutto, quanto sorprendente. Scritto da una madre di cinque figli, sempre in pantaloni e che fumava il toscano mentre si occupava della redazione del giornale.
La mia bisnonna viveva nel meridione d’Italia, ancora oggi considerato dai più territorio di arretratezza culturale e sociale. E, invece, un giornale quotidiano, non certo allora indirizzato a un pubblico anche femminile, grazie agli uomini che lo dirigevano si rivolgeva alle donne per proporre alle nuove generazioni modelli culturali e comportamentali che uscissero dallo stereotipo della femmina meridionale schiava del marito, spettatrice più che attrice oltre i confini della casa familiare. Erano i tempi di Matilde Serao e Carolina Invernizio; non si poteva pretendere di agganciare il pubblico della buona borghesia con idee progressiste quali il divorzio o la parità dei sessi: tuttavia i consigli che Emilia Bernardini offre in questo decalogo - e che oggi, se seguiti, in parte, darebbero linfa a molti matrimoni disseccati in attesa di divorzio - trovano un’interessante mediazione tra l’apparire moglie docile e l’essere moglie forte. Basta meditare sul significato profondo e strategico, nonché sull'invito alla protezione della propria dignità. In particolare nel suggerimento numero 9.
Ecco il Decalogo della buona moglie.
A Guardati dalla prima contesa con tuo marito, ma se ciò avviene, troncala subito, è meglio che se ne uscissi vittoriosa.
B Non dimenticare che sei maritata ad un uomo e non ad un santo, acciocché non ti sorprendano le sue imperfezioni.
C Non tormentarlo ogni momento per denaro, ma cerca di sopperire a tutto con la somma che egli ti assegna.
D Se tuo marito non possedesse un cuore, egli è fuor dubbio, fornito di uno stomaco, perciò tu farai bene a preparargli cibi buoni e sani, per acquistarti il di lui favore.
E Di quando in quando, non sempre, lascia a lui l'ultima parola, ciò lo metterà di buon umore e a te non nocerà punto.
F Leggi, oltre agli annunci di nascita, di matrimonio, di morte, anche gli articoli dei giornali. Sii informata di ciò che succede nel mondo, così fornirai a tuo marito occasioni di poter parlare in casa degli avvenimenti senza che egli vada ad informarsene.
G Anche in contesa, sìì sempre gentile con lui. Ricordati che tu lo vedevi di buon occhio quando era tuo fidanzato: ora non lo guardare con occhio torvo.
H Lascia talvolta che egli sostenga di saperne di più di te; egli avrà coscienza della propria dignità e sarà bene che tu ceda qualche volta per dimostrare che non sei infallibile.
I Sii verso tuo marito un’amica, perché egli sia un uomo prudente; se non lo è, cerca allora di elevarlo a tuo amico, innalzati, ma non abbassarti a lui.
J Stima i parenti di tuo marito, se non riesci ad amarli, e soprattutto sua madre; egli l'amò molto tempo prima di te.
Credo che se le mogli, nel tempo, avessero seguito questi insegnamenti, oggi probabilmente io sarei senza lavoro.
Sempre che i mariti, nel frattempo, avessero perso l'inestinguibile vizio di tradire. Perché «farfalle erranti» sono più gli uomini, che le donne (per ora).
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