La decisione dell’Alleanza

La Nato entra in azione per applicare l’embargo sulle forniture militari alla Libia e l’Italia avrà il comando della missione navale, mentre gli Usa dirigeranno quella aeronautica. La scelta di dare all’Italia questa responsabilità è naturale, secondo la catena di comando Nato, ma costituisce anche un riconoscimento del ruolo che l’Italia sta giocando nella vicenda libica. Non solo. La Marina si appresta anche a mettere in campo una consistente formazione navale, che comprende la portaerei Garibaldi, con 8 cacciabombardieri Harrier e 4 elicotteri pesanti EH101, una fregata classe Maestrale, un pattugliatore classe Comandanti e un rifornitore di squadra.
L’ammiraglio di squadra Rinaldo Veri, comandante delle forze navali Nato per lo scacchiere meridionale, che ha il suo quartier generale a Napoli, assume la guida di una flotta che al momento già comprende 16 unità navali e che probabilmente sarà ancora rafforzata nei prossimi giorni. La missione Unified Protector ha il compito di ridurre al minimo i trasferimenti di armi, materiale bellico e mercenari per e dalla Libia. Di fatto è una missione di blocco navale selettivo che consente di attuare il disposto della risoluzione Onu. Proprio perché il mandato è precisamente delimitato questa operazione rende possibile a paesi come la Turchia dare un contributo senza essere coinvolti nelle azioni belliche contro Gheddafi. E infatti Ankara ha messo a disposizione ben cinque unità di superficie ed un sottomarino. Sono già sei i paesi che hanno offerto proprie unità ed è significativo che due paesi arabi, Kuwait e Giordania, si siano detti disponibili a prendervi parte, a dispetto del comando Nato. Il contributo però sarà di tipo logistico.
Da un punto di vista tecnico l’ammiraglio Veri ha tutti gli strumenti per eseguire la missione: la Nato dispone di un sofisticato sistema di monitoraggio dei traffici marittimi nel Mediterraneo. I bersagli di interesse possono essere anche fermati in mare e sottoposti ad ispezione da parte di «boarding parties», team di abbordaggio imbarcati su gommoni o su elicotteri e che agiscono sotto la protezione dei cannoni delle navi da guerra. Le unità Nato stringeranno le maglie dei controlli anche a ridosso delle coste libiche. L’embargo potrebbe essere mantenuto anche a lungo.

Qualche sistema d’arma che in Libia non dovrebbe esserci è già stato segnalato dall’intelligence, come ad esempio il sistema missilistico antiaereo spalleggiabile russo SA-24 Grinch, il più pericoloso sistema di questa categoria. La cosa ha messo in allarme i piloti della coalizione. Mentre l’intelligence cerca di capire come, quando e chi ha fornito questi missili alla Libia.

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