Detlef Roth sul palco lo rende quasi dolce

BolognaTenete alto e ben chiuso il colletto, è il gran ritorno dei vampiri. Libri, serial televisivi, in tutto il mondo, e articoli sui giornali. Quello del Teatro Comunale di Bologna, un vampiro storico molto tedesco, messo in musica da Marschner nel 1828 è uno dei più patetici: costretto dalle forze dell’inferno si contenterebbe di succhiare il sangue a tre vergini per portarle cadaveri al suo Capo, e due gli vanno bene ma alla terza già in abito da sposa pur se poco convinta le cose si mettono contro di lui, e precipita direttamente nell’inferno.
Pier Luigi Pizzi, che ha tenuto fino a quel punto tutto il mondo scenico su bruni e grigi, cipressi allineati, fondali cupi con magici aloni di luci e sensualità funeraria, accende una fulminea impressionante alta fiamma dove viene inghiottito e sigilla così lo stile del suo spettacolo, mirabile armamentario di situazioni teatrali ottocentesche, travestite in un’ambientazione anni Cinquanta, cioè in un nostro ieri, e racconto da cui sembra di stare distaccati fino a quando ci si accorge d’essere in pena per come può finire. Aiutato dalla forza inimitabile delle luci di Sergio Rossi e dalla volontà di uno staff tecnico orgoglioso in questo tempo di polemiche sui teatri d'opera, Pizzi ha realizzato una messinscena perfetta.
Roberto Abbado altrettanto accanitamente esatto nei ritmi e nei tempi teatrali che han soccorso la drammaturgia un po’ bonaria della vicenda, e capace di individuare degli impasti di fiati stralunati di romantica ebbrezza, ci ha sciorinato la partitura con bellissima evidenza: così, abbiamo letto questo autore anche famoso ma da noi poco noto, riconoscendone la storia, la saldezza alla Cherubini, le ballate alla Schubert, tanto Weber nelle impennate e nel clima, e il caro gusto dei fidenti proverbi morali che accompagna la storia tedesca dal Flauto Magico a Haensel e Gretel. Il programma di sala, curato da Giovanni Gavazzeni e dunque provvido negli essenziali accostamenti stimolanti, ci fa balenare le storie da Goethe a Hoffmann e le immagini da Füssli a Friedrich a Goya. Insomma questo Vampiro del Teatro Comunale di Bologna ci arriva con pienezza.

E facciamo una gran festa alla compagnia di canto, a cominciare dal determinatissimo protagonista Detlef Roth, e dalla molto efficiente Carmela Remigio, l'unica che non gli cede, per continuare con la tenera Manuela Bisceglie, la trepida Donata D'Annunzio Lombardi, entrambe concentrate e intense, l'autorevole Harry Peters e gli altri. Il tenore John Osborn, scatenato in paure e in minacce a tutt'ugola, vien festeggiato con clamore. Lezione di teatro d'opera e festa corroborante.

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