Il dialetto siciliano entra nelle scuole: ma gli scrittori di sinistra dicono no

La proposta di rendere obbligatorio l'insegnamento negli istituti di ogni ordine e grado ha già avuto il via libera della Commissione cultura della Regione. Camilleri: «Meglio salvaguardare l'italiano»

Il dialetto siciliano entra nelle scuole. La Regione, su proposta del Movimento per l'autonomia, sta portando avanti una proposta di legge che rende l'idioma siculo una vera e propria materia, che si studierà negli istituti di ogni ordine e grado. Ma la proposta fa storcere il muso a qualche scrittore. Come Andrea Camilleri, che proprio con l'uso sapiente del dialetto ha fatto la sua fortuna.
Il dialetto nelle scuole non è novità assoluta in Sicilia. Già un po' di anni fa si era tentato, potenza dell'autonomia che la Sicilia vanta anche in materia scolastica, di inserirlo tra le materie di studio. La nuova proposta Mpa, firmata da Nicola D'Agostino, prevede «la valorizzazione e l'insegnamento della storia, della letteratura e della lingua siciliane nelle scuole di ogni ordine e grado» due ore la settimana. «La proposta - sottolinea D'Agostino - non comporta aggravio di spese. Tra l'altro potremo usufruire del 20 per cento del monte ore scolastico che la legge Moratti prevede per l'autonomia didattica dei vari istituti. Questa legge ci consentirà di conoscere meglio la Sicilia, la sua lingua e di approfondire alcuni aspetti controversi della nostra storia».
Ma voci critiche si levano dagli intellettuali di sinistra siciliani. Molto duro, sentito da Repubblica.it., Vincenzo Consolo, che parla di deriva leghista. E non è da meno Andrea Camilleri, sì, proprio il papà del commissario Montalbano, che del dialetto siciliano ha fatto lingua letteraria ormai riconosciuta in tutta Italia visto che in dialetto è la quasi totalià della sua produzione. « Sarebbe deleterio legiferare l'obbligatorietà del dialetto. Abbiamo una lingua, l'italiano, che è stata l'artefice dell'unificazione del Paese, e dobbiamo salvaguardarla.

I dialetti sono una grande risorsa per la lingua madre e tali devono restare».
La proposta di legge, comunque, va avanti. E a meno di colpi di scena politici legati ai guai giudiziari del governatore di Sicilia, Raffaele Lombardo, potrebbe vedere la luce prima dell'estate.

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