"Ritardo militare su Pechino": l'allarme che preoccupa l'amministrazione Biden

Mentre la Cina si sta preparando nel caso in cui dovesse esplodere un conflitto, gli Usa non sembrano fin qui essersi impegnati a dovere in vista di un ipotetico worst case scenario

"Ritardo militare su Pechino": l'allarme che preoccupa l'amministrazione Biden
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I rapporti tra Stati Uniti e Cina sono tesi da tempo. Nonostante l'incontro andato in scena lo scorso novembre tra Joe Biden e Xi Jinping, le due superpotenze hanno fatto pochi passi in avanti e tra loro è rimasta tanta diffidenza reciproca. Né Washington né Pechino, in teoria, vorrebbero impegnarsi in qualcosa che vada oltre le minacce verbali e gli avvertimenti. Eppure lo spettro di una fantomatica guerra continua a essere lo spauracchio sia della Casa Bianca che della leadership del Partito Comunista Cinese. L'unica differenza è che, mentre il gigante asiatico si sta preparando ad una simile evenienza, gli Usa non sembrano essersi fin qui impegnata a dovere in vista di un ipotetico worst case scenario.

La grande corsa della Cina

Per capire come si sta comportando la Cina è utile leggere l'ultima analisti del Wall Street Journal. Se tra gli anni Ottanta e Novanta Pechino ha gettato le basi per diventare una potenza globale assumendo le sembianze della cosiddetta "fabbrica del mondo", oggi il Dragone è riuscito a traslare parte di quel vantaggio in ambito militare. Diventando, ad esempio, il cantiere navale del mondo.

Lo scorso anno, non a caso, più della metà della produzione mondiale di costruzioni navali commerciali proveniva dalla Cina, rendendolo il gigante asiatico il primo produttore navale del pianeta (e con un ampio margine a disposizione). I cantieri navali dell’Occidente, un tempo prolifici – gli stessi che contribuirono a forgiare imperi, espandere il commercio e vincere guerre - si sono invece inariditi. L’Europa rappresenta solo il 5% della produzione mondiale, mentre gli Stati Uniti sono fuori dai radar. La maggior parte di ciò che la Cina non costruisce proviene dalla Corea del Sud e dal Giappone.

In tutto questo c'è un aspetto da considerare: le gigantesche imprese di costruzione navale cinesi che producono navi mercantili per il mondo sono spesso le stesse che costruiscono navi da guerra per la marina cinese. I cantieri navali di Pechino sono fiorenti e vantano contratti dal valore di miliardi di dollari. E, soprattutto, sfornano imbarcazioni militari ma anche navi portacontainer, petroliere e navi portarinfuse per le linee di navigazione nazionali e persino occidentali.

La preoccupazione degli Usa

Restando nell'ambito marittimo, l’industria cantieristica americana, un tempo robusta, si è ridotta all'osso e non produce più un numero significativo di navi commerciali d'alto mare. Diversi cantieri navali hanno un solo grande cliente, la Marina, e questi cantieri spesso devono lottare contro arretrati, carenza di manodopera, scarsità di fornitori e superamento dei costi. Ecco: la principale differenza tra le basi industriali della costruzione navale cinese e quella americana, ha evidenziato il Wsj, è che la Cina beneficia di un massiccio carico di lavoro di costruzione navale commerciale.

Detto altrimenti, in un conflitto prolungato, i cantieri navali cinesi darebbero alla sua marina un vantaggio significativo. Dimensionati per essere costruiti ai ritmi di guerra, sarebbero in grado di accelerare rapidamente la produzione, sostituire le navi perdute e riparare quelle danneggiate.

Gli Stati Uniti scoprirebbero di essere in preoccupante ritardo. Su questo e tanti altri ambiti militari. Se non altro l'amministrazione Biden ha provveduto a rinnovare la rete diplomatica Usa in Asia, in un primo tentativo di tamponare l'ascesa cinese nella regione.

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