(...) sbattono la faccia contro la mancanza di «campane» per la raccolta di carta, plastica, vetro e lattine, tutto materiale che potrebbe essere utilmente riciclato e, invece, finisce inevitabilmente in discarica, «secco» e «umido» indifferenziato. A Scarpino, per quanto riguarda il capoluogo. Che intanto aspetta da anni il famoso e soprattutto fumoso «impianto di smaltimento rifiuti». A proposito: la commissione tecnica insediata dal Comune ha consegnato, dopo tre proroghe, la relazione finale che sponsorizza in qualche modo il gassificatore. Ora si devono pronunciare il consiglio comunale, lAmbito territoriale ottimale, qualche ministero e, infine, lAmiu che dovrà indire la gara per la realizzazione dellimpianto. Tempi lunghi, tanto per cambiare.
Ma il gassificatore - dicono i tecnici - è fatto apposta per digerire e trattare i rifiuti già separati, non il contenuto puro e semplice del «bulacco» di casa. Questo presuppone che si raggiunga, prima dellentrata in servizio dellimpianto, una differenziata pari almeno al 45 per cento e, in prospettiva, a pieno regime, del 60-65 per cento. Dicci niente, di questo passo. L«andamento lento» ha nomi e cognomi dei responsabili: «I dati ufficiali sulla raccolta differenziata 2008 dei Comuni liguri - tuona il consigliere regionale Gianni Plinio, Pdl - dimostrano il clamoroso fallimento della politica ambientale della giunta Burlando, e lassessore allAmbiente Franco Zunino dovrebbe trarne le conseguenze». I motivi? I numeri, semplicemente i numeri. Che parlano il linguaggio dellevidenza, senza se e senza ma. È sempre Plinio a sottolineare lo sfascio: «Nonostante i ripetuti proclami dellassessore e i consistenti stanziamenti per potenziare la raccolta differenziata, i risultati sono assai scadenti, con soli otto Comuni che superano la percentuale del 35 per cento e numerosi altri che non toccano neppure il 10. Scandaloso fanalino di coda tra i capoluoghi di provincia - insiste ancora il consigliere del Popolo della libertà - è Genova con poco più del 20 per cento. Così, per lincapacità degli amministratori della Regione a raggiungere gli obiettivi minimi previsti dalla legge, i contribuenti liguri corrono il rischio di pagare una sovratassa particolarmente salata». Una beffa, considerato lammontare dellattuale Tarsu-Tassa sui rifiuti solidi urbani, decisamente spropositata rispetto alla qualità del servizio di smaltimento.
Ma Plinio lancia anche un altro allarme: il rischio-Napoli. «Se al flop della differenziata - spiega - aggiungiamo la saturazione delle discariche liguri e il fatto che la nostra è lunica regione ancora senza un impianto di termovalorizzazione, non cè da stupirsi se, tra breve, ci troveremo a fare i conti con unemergenza-rifiuti di tipo napoletano». Anche in questo caso, a parlare sono i numeri: ogni cittadino genovese produce mediamente 549 chili di spazzatura allanno, qualcosa come un chilo e mezzo al giorno. Se togliamo il 20 per cento di differenziata, il risultato è che nella discarica di Scarpino - già dichiarato saturo, ma lasciato in servizio permanente effettivo per mancanza di alternative - vanno a finire grosso modo 440 chili di rumenta allanno. A testa. Che fa: oltre 265 tonnellate «conferite» da tutti i genovesi. Una montagna, letteralmente, che va ad aggiungersi allo sky-line già esistente di alture artificiali a Scarpino, con la ragionevole prospettiva di entrata in servizio del gassificatore non prima di cinque-sei anni. Quindi, altre cinque-sei montagne sicure di rumenta allorizzonte. Tutto questo in una discarica che sopravvive non per ragioni funzionali, ma solo per una sorta di «accanimento terapeutico».
Allora, chissà, può anche darsi che Plinio non esageri sul rischio-Napoli.
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