Igor Principe
La sagoma è quella del Tyrannosaurus Rex: lunghe zampe posteriori su cui muoversi; corte zampe anteriori, ben uncinate; testa grossa; denti appuntiti e ben visibili. Il resto no, se per «resto» si intendono le ciclopiche dimensioni e la leggendaria ferocia. Ma ciò non deve deludere, perché il dinosauro che per un anno, fino al 5 maggio 2007, sarà protagonista al Museo di storia naturale è tra i più importanti al mondo.
Il suo nome scientifico è Scipionyx samniticus, ma i più lo ricordano come Ciro. È questo il nome che gli fu affibbiato nel 1994, all'indomani del suo casuale ritrovamento a Pietraroia, piccolo centro del beneventano di importanza strategica per la ricerca paleontologica italiana. A essere rinvenuto non fu il dinosauro ma il suo fossile, «stampato» su una lastra di pietra con straordinaria precisione. Quella lastra è al centro della mostra «Un piccolo grande dinosauro» da oggi al 5 giugno.
Che sia piccolo, non si può negarlo: 23 centimetri. Che sia grande, nemmeno: è l'unico dinosauro al mondo di cui siano fossilizzati gli organi interni. In altre parole, è come se su quella pietra si fosse posata per l'eternità una sua radiografia, tanto preziosa da meritarsi, nel 1998, la copertina di Nature. «Grazie a Ciro è stato possibile, e lo è tuttora, studiare l'anatomia dell'intestino e delle fasce muscolari, riprodotte alla perfezione», dice Cristiano Dal Sasso, che da oltre dieci anni si occupa del fossile e che, con Giorgio Teruzzi, è il curatore della mostra. «Sappiamo, per esempio, che era carnivoro. È un esemplare immaturo, insomma un cucciolo. Non sappiamo perché sia morto in tenera età, ma possiamo affermare che se fosse cresciuto avrebbe raggiunto il metro e mezzo di lunghezza arrivando a pesare tra i 25 e i 30 kg». Il perfetto e stupefacente stato di conservazione in cui Ciro è giunto fino a noi trova un fondamento in ciò che Pietraroia era 113 milioni di anni fa. Questa, infatti, è l'età del fossile. «Ora è un paese montano, ma ai tempi era una laguna tropicale - prosegue Dal Sasso -. Evidentemente non c'erano correnti che muovessero l'acqua, e così i sedimenti hanno potuto calcificare senza subire dispersioni. Ecco perché gli organi interni sono così ben definiti». Di Ciro - che si chiama Scipionyx in onore di Scipione Breislak, primo paleontologo italiano a studiare, alla fine del '700, i fossili di Pietraroia, e samniticus perché rinvenuto nel cuore del Sannio - manca la coda, unica parte che il suo scopritore, l'appassionato di fossili Giovanni Tedesco, non è riuscito a rintracciare. Non mancano invece, in mostra, tutte le informazioni raccolte in una serie di teche didascaliche.
Da martedì a domenica, in corso Venezia, 55. Dalle 9 alle 17.30. Ingresso: 3 euro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.